15 borghi da non perdere nella provincia di Ascoli Piceno

Se utilizzassimo una equazione matematica per confrontare Marche e Italia, la provincia di Ascoli Piceno starebbe alle Marche come la Puglia all’Italia. La provincia di Ascoli Piceno, infatti, è quella più a sud della regione, una sorta di tacco, confinante sia con l’Abruzzo che con l’Umbria. Una terra che si estende dalla costa adriatica fino ai Monti Sibillini, intervallando dolci colline e calanchi a borghi medievali da cartolina.

▶︎ Scopri con noi “Cosa vedere ad Ascoli Piceno in un giorno”.

Grazie al loro fascino senza tempo, i borghi della provincia di Ascoli Piceno sono un piacere per il corpo e l’anima. Dimenticatevi il traffico, lungo le strade non ne troverete. Rallentate, la bellezza del paesaggio va goduta in tutta calma. Preparate le papille gustative, ogni borgo ha una sua specialità da leccarsi i baffi. Abituate l’orecchio al suono dei racconti degli abitanti, il caos e i rumori della città saranno un lontano ricordo.

Questi piccoli gioielli, spesso cinti da mura medievali, attendono chi vorrà scoprirli dall’alto delle colline su cui sono abbarbicati, trepidanti dalla voglia di regalarvi panorami inaspettati e un patrimonio di storia e tradizioni dal valore inestimabile.

Aver avuto la possibilità di visitare questa meravigliosa provincia in diverse occasioni ci ha permesso di scoprire ben 15 borghi che ci sentiamo assolutamente di consigliare e che sono dislocati un po’ ovunque sul territorio, dalla costa alla montagna. Ed è proprio partendo dall’Adriatico che iniziamo ad introdurli.

  • San Benedetto del Tronto
  • Cupra Marittima
  • Grottammare
  • Montefiore dell’Aso
  • Ripatransone
  • Acquaviva Picena
  • Offida
  • Carassai
  • Montalto delle Marche
  • Montedinove
  • Castignano
  • Rotella
  • Castel Trosino
  • Acquasanta Terme
  • Montemonaco.

San Benedetto del Tronto

È stata proprio San Benedetto del Tronto ad essere stata rinominata, per la prima volta, Riviera delle Palme, una dicitura successivamente estesa anche a Cupra Marittima e Grottammare. Sulla costa adriatica, è senza alcun dubbio una località turistica di mare tra le più famose delle Marche: con il suo lungomare lungo ben 5km, i suoi 10 giardini tematici e ben 8.000 palme, il suo famoso mercato del pesce e il porto, affermare che San Benedetto del Tronto sia legata al mare è riduttivo. A sostegno di questo, basta aggiungere un ottimo piatto di brodetto alla sambenedettese (di pesce, ça va sans dire), il Polo Museale del Mare e il MAM – Museo d’Arte sul Mare.

Il nucleo antico della città, tuttavia, è detto “Paese Alto”, il primo sito abitativo. Caratterizzato dai sampietrini, ha nella Torre dei Gualtieri, il suo simbolo. Si tratta di un torrione esagonale del ‘300 che, attraverso il suo orologio, scandisce le ore della giornata. Altri luoghi da non perdere sono i resti di Villa Marittima, di epoca romana, e la chiesa di San Benedetto Martire.

Cupra Marittima

Una delle località della famosa Riviera delle Palme, Cupra Marittima è nota principalmente come località balneare ma riserva una chicca a chi vorrà non limitarsi solo ad una giornata in spiaggia. L’antico borgo Marano, infatti, domina la costa dall’alto, e il ninfeo e terme di epoca romana vi faranno fare un salto indietro nel tempo.

▶︎ Il nostro post di approfondimento su “Cosa vedere a Cupra Marittima: non solo mare”.

Grottammare

Terzo membro della Riviera delle Palme, Grottammare offre ovviamente un litorale ideale per chi ama la “vita da spiaggia”, unitamente ad edifici in stile Liberty dei primi del ‘900 nati come seconde case di famiglie benestanti.

Grottammare Alta, al contrario, rappresenta l’antico centro storico. Non a caso vi sono i resti del castello, un imponente torrione, chiamato “della Battaglia” e uno storico teatro dal cui portico balconato si apre una vista pazzesca sul mare.

▶︎ Il nostro post di approfondimento su “Cosa vedere a Grottammare e dintorni”.

Montefiore dell’Aso, il borgo dei pittori

Uno dei borghi più belli d’Italia, questa piccola gemma della Valdaso è molto ben conservata e si presenta come un tipico borgo medievale, famoso per la sua Infiorata. Dal suo Belvedere A. de Carolis si gode una vista sui Monti Sibillini, uno scenario ancor più gustoso se accompagnato da un ghiotto piatto di vincisgrassi, una macedonia di frutta con pinoli e pimpinella e una dissetante birra artigianale.

▶︎ Il nostro post di approfondimento su “Cosa vedere a Montefiore dell’Aso, il borgo dei pittori”.

Ripatransone

Data la sua posizione, il soprannome di “Belvedere del Piceno” gli calza a pennello. Il borgo di Ripatransone, Bandiera Arancione del TCI, si trova ad appena 12km dalla costa ma, dall’alto della sua collina su cui è arroccato, ci permette di spaziare dai Monti Sibillini al Gran Sasso, fino al Conero.

Terra di produzione del noto Rosso Piceno e di olio, è un borgo artisticamente e storicamente molto interessante, ricco di angolini da scoprire, come la scalinata di via Margherita e il vicolo più stretto d’Italia. Per non parlare del suo evento più famoso, una tradizione secolare che attira ogni anno centinaia di persone da tutta Italia, il Cavallo di Fuoco.

▶︎ Il nostro post di approfondimento su “Cosa vedere a Ripatransone”.

Acquaviva Picena

A soli 7km da San Benedetto del Tronto, il borgo medievale di Acquaviva Picena è una perla della provincia di Ascoli Piceno. Bandiera Arancione del TCI, qui sono stati ritrovati reperti archeologici risalenti al Paleolitico Superiore, al Neolitico e, in particolare, all’epoca dei Piceni. Considerata un possedimento sicuro, ebbe sempre un ruolo strategico per chiunque ne governò il territorio nel corso dei secoli.

Se avete voglia di evadere dalle spiagge della Riviera delle Palme, Acquaviva Picena è la destinazione ideale per una gita di un giorno nell’entroterra piceno. Il suo punto di forza risiede nella Rocca, uno splendido esempio di architettura militare rinascimentale, nata prima come fortezza a metà del 1200 grazie alla famiglia Acquaviva e divenuta poi rocca nel ‘400. Al suo interno, oltre ad un’esposizione di armi antiche, si trova il Museo della Pajarola, il tipico cestino intrecciato di paglia di frumento, vimini e canne palustri, fatto rigorosamente a mano. Salendo sulla sommità del mastio, infine, si gode un panorama mozzafiato che, nelle giornate limpide, vi permetterà di vedere Gran Sasso, Monti della Laga e Majella.

rocca acquaviva picena
La Rocca

La Piazza del Forte si trova proprio ai piedi della Rocca ed è da qui che potete iniziare il tour alla scoperta di questo borgo molto ben conservato. Passeggiando lungo i suoi vicoli (non perdetevi il pittoresco vicolo del Trabucco), fate tappa alla chiesa di San Rocco, la più antica all’interno delle mura, la chiesa di San Nicolò, dedicata al patrono, San Nicola di Bari, e Palazzo Chiappini, sede settecentesca del Municipio.

Dopo tutta questa cultura, però, non dimenticatevi di gustarvi le famose peschette con la cioccolata, specialità dolci tipiche del paese e, già che ci siete, fatelo durante Sponsalia, storica rievocazione del matrimonio tra Forasteria d’Acquaviva e Rainaldo di Brunforte, organizzata ogni primo venerdì di agosto.

Offida

Offida è un piccolo capolavoro medievale che non può mancare in un itinerario alla scoperta della provincia di Ascoli Piceno. Ad appena 20 minuti dalla costa e mezzora dal capoluogo, Offida è un territorio ricco di storia, tradizioni e ottimo cibo e vino.

Con il suo centro storico tra i meglio conservati di tutta la zona, è il borgo del merletto a tombolo, tradizione risalente al 1500, ma anche del Carnevale. Si inizia il Venerdì grasso con la caccia de Lu Bov Fint (una finta caccia ad un finto bue di stoffa che ricorda le corride spagnole) e si conclude, la sera del Martedì grasso, con la sfilata dei Vlurd: non si tratta di persone, bensì di fasci di canne riempiti di paglia incendiati portate in giro per il borgo e gettati in un gran rogo attorno il quale, mascherati, si balla, si canta e si gira, in attesa che si spenga, segnando la fine del carnevale.

▶︎ Il nostro post su “Cosa vedere a Offida” con le tappe da non perdere e le specialità gastronomiche.

Carassai

Accoccolato sulla cima della valle che divide due fiumi, l’Aso dal Menocchia, il borgo medievale di Carassai fa parte del circuito “Borghi Autentici d’Italia” e dista meno di 20km da Cupra Marittima. Suddiviso in due nuclei abitativi, il Castello Vecchio e il Castello Nuovo, è un tranquillo borgo dove la vita scorre tranquilla, circondato dalla bellezza della natura.

Il Castello Vecchio risale all’epoca feudale e rappresenta la zona più antica del paese, con il suo incrociarsi di vicoli e stradine. Le sue cinte murarie raggiungono i 9m di altezza e sono caratterizzate da merlature ghibelline, contrafforti e muratura “a scarpa”. Distrutto e ricostruito più volte, custodisce la chiesa di San Lorenzo, con la torre rinascimentale, e il palazzo di Boffo da Massa, nobile e tiranno non solo di Carassai, ma anche di Castignano, Cossginano e Porchia. Dal belvedere del Castello Vecchio, inoltre, i Monti Sibillini si presentano in tutto il loro fascino. Nelle giornate più limpide si riesce addirittura a vedere il mare.

Il Castello Nuovo, invece, risale all’epoca medievale, più precisamente tra la fine del ‘300 e il ‘400. Con la sua cinta muraria interrotta da ben 8 torri di avvistamento, si mostra in tutto il suo stile “militare”, più preciso e definito rispetto al Castello Vecchio. Snodandosi nella parte sottostante del paese, le sue “rigide” caratteristiche sono evidenti anche nei suggestivi “camminamenti militari coperti”, un passaggio semi-sotterraneo del 1300-1400 utilizzato dalle truppe che a tratti ricorda la Via degli Asini di Brisighella. Come nel caso del Castello Vecchio, anche qui troviamo una chiesa, la Collegiata Santa Maria del Buon Gesù, in stile rinascimentale barocco.

Per concludere il nostro itinerario nel centro storico di Carassai, fermatevi in Piazza Matteotti e visitate il piccolo ma ben curato Antiquarium Comunale, all’interno del Palazzo Comunale, con adiacente Chiesa Oratorio di S. Monica, con la sua facciata in stile tardo barocco-rococò, oggi pinacoteca.

Anche nel caso di Carassai vi lasciamo con un languorino nello stomaco. Sì perché qui vi aspetta la salsiccia di carne e la pizza “ca caciù”, quest’ultima specialità pasquale a base di Pecorino che tanto ricorda – come forma – quella del panettone.

Montalto delle Marche

Un borgo elegante, dove l’influenza e l’operato di Papa Sisto V è evidente non solo nell’architettura ma anche nelle storie e le leggende che ancora vengono tramandate di generazione in generazione. Fu lui a dare al paese il titolo di città, a istituire una Zecca e a donarle il noto “Reliquario”, dall’enorme valore artistico.

Montalto delle Marche è storia, testimoniata dai suoi palazzi storici dove vissero gli Sforza e i Della Rovere, è uno scrigno di tradizioni popolari, come quella che vuole San Francesco d’Assisi scegliere questo paese per diffondervi la sua Regola, fondando un convento. Un borgo con il classico saliscendi di vicoli e stradine, con case in mattoni ben curate che rendono il borgo ancor più gradevole da visitare. Una meta ideale per una gita fuori porta, una tappa imperdibile in un itinerario in terra picena.

▶︎ Il nostro post di approfondimento su “Montalto delle Marche, la città di Sisto V”

Montedinove

La terra della “mela rosa dei Sibillini”, presidio SlowFood, del convento dedicato all’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, del centro storico perfettamente conservato che regala panorami mozzafiato sui Monti Sibillini. E ancora, delle testimonianze dei Templari, dei vicoli che cambiano colore al sorgere e calar del sole, dei riflessi di luce che sulle pareti in mattoni degli edifici di Piazza Novana creano mille sfumature di giallo, dei ritmi lenti dettati dalla terra, dell’aria fresca e pulita da respirare a pieni polmoni. Se ancora non vi abbiamo convinto a visitare Montedinove, beh, faremo un ultimo tentativo con i nostri post di approfondimento. 👇

▶︎ I nostri post su “Montedinove” e borghi della Valdaso

Castignano

Castignano è inconfondibile: lo riconosci subito grazie al suo profilo piramidale, arroccato su un colle ai piedi del Monte dell’Ascensione e sostenuto da un massiccio muraglione. Una collina erosa dall’acqua, fenomeno che ha dato origine ai calanchi che si possono ammirare a 360° dal punto più alto del paese.

Se il suo nome sembra derivare dal bosco di castagni che si trova nella zona, oggi è famoso per la produzione dell’anice verde di Castignano, presidio SlowFood, utilizzato per produrre l’altrettanto nota Anisetta Meletti di Ascoli Piceno.

Castignano presenta un centro storico particolare, dove le chiese romaniche e le sue case di epoca medievale e rinascimentale sembrano addossarsi le une alle altre lungo vicoli stretti e talvolta tortuosi. Qui il tempo sembra veramente essersi fermato e le mura dei palazzi e delle chiese sembrano voler narrare – a chi vorrà e saprà ascoltare – storie e leggende legate non solo a lotte e battaglie, ma anche ai Templari.

Il paese, infatti, era una tappa di transito per i pellegrini che da Roma si incamminavano per raggiungere i porti di imbarco per la Terra Santa. A loro è dedicata una via, la chiesa di Santa Maria del Borgo presenta il simbolo T (Tau) su una formella sopra uno dei portali e il festival Templaria, che si svolge ogni anno nel mese di agosto.

Passeggiando lungo i vicoli del borgo, è possibile visitare i musei facenti parete del Polo Museale di Castignano: il Museo di Arte Sacra e il Museo delle Icone. All’interno della chiesa dei SS. Pietro e Paolo, invece, custodisce il reliquiario della Santa Croce in argento, con reliquie donate da Papa Niccolò IV (frammenti di legno della colonna sulla quale Cristo fu flagellato, e un affresco del Giudizio Universale del ‘400.

Ora, se l’atmosfera templare non è sufficiente a farvi scattare la voglia di visitare Castignano, provate a farlo in occasione del Carnevale, di notte. Sin dal 1861, Castignano festeggia il carnevale seguendo un’antica tradizione che prevede l’utilizzo dei “moccoli”. Si tratta di lampioncini a forma di rombi a più facce di diversi colori (grazie all’uso della carta velina) creati da artigiani locali e che, con all’interno una candela, sono i protagonisti della processione che si svolge a luci spente lungo le vie del borgo. Le persone vengono invitate ad unirsi alla sfilata al grido di “fora fora li muccule!”, in un’atmosfera di allegria volta a scacciare i malanni dell’anno concluso e propiziare la fortuna per quello futuro. Una volta raggiunta Piazza San Pietro, ecco scatenarsi la battaglia da cui scaturisce un falò purificatore. Lo spegnersi del fuoco segna la fine del carnevale.

Rotella

Sorto alle pendici del Monte dell’Ascensione, il piccolo borgo di Rotella, uno dei borghi autentici d’Italia, si trova ad appena mezzora in auto da Ascoli Piceno. Data la sua posizione, fu per secoli un avamposto strategico, eretto a castello dai monaci benedettini farfensi

Pesantemente danneggiato dal sisma, oggi Rotella non riesce ancora ad esprimere in toto la sua bellezza ma vale comunque la pena fare una sosta e godersi gli splendidi scorci che si possono godere da diversi punti del borgo.

Il suo simbolo è senza alcun dubbio la Torre dell’Orologio, risalente al XV secolo e sopravvissuta alla frana del 1775. Altro luogo da visitare è la chiesa Collegiata dei SS. Maria e Lorenzo Martire, in stile barocco, conservante una Pietà in terracotta policroma e il reliquiario di San Fortunato.

Fuori dal centro storico di Rotella si trova la chiesa di Santa Viviana (o delle Icone), attigua al Museo d’Arte Sacra Piccolomini. La frazione di Poggio Canoso merita altresì una sosta. Borgo medievale risalente all’anno Mille, ci ha ricordato Borgo La Scola, in provincia di Bologna, e Cerreto, a Saludecio. Molto ben conservato – anche grazie ad un’opera importante di restauro, oggi è quasi disabitato ma conserva resti delle mura e delle porte del paese. Un luogo dove il tempo è cristallizzato.

Castel Trosino

A soli 5km da Ascoli Piceno, il piccolo e grazioso borgo di Castel Trosino si trova su un colle in travertino a strapiombo sul torrente Castellano. In questo paesino tutto è a prova di fotografia. Dall’unica porta di accesso, ai suoi vicoletti, alle abitazioni splendidamente restaurate in pietra di travertino che garantiscono al borgo un’armonia cromatica e un’atmosfera magica da non perdere.

Quanto alla sua origine, si pensa che qui passasse l’originale strada consolare Salaria. Nonostante si sia certi che qui ci fosse una importante direttrice che collegava la zona con il sud dell’Umbria, non si ha certezza della prima ipotesi.

Tipico borgo medievale nell’aspetto, all’interno delle sue mura si trova, oltre alla chiesa di San Lorenzo Martire, una molto particolare. Si tratta della “Casa della Regina” o “Palazzo del re Manfrì”. A pochi passi dalla scalinata che porta alla chiesa, inconfondibile grazie alla sua loggetta esterna, si ritiene che in passato fosse la dimora di Manfredi, figlio illegittimo di Federico II di Svezia. Un’altra leggenda narra che qui vivesse una fanciulla molto bella, talmente bella da attirare l’attenzione di Re Manfredi – in visita ai confini del regno – e farlo innamorare. Un amore breve ma intenso che valse alla casa (o alla ragazza?) l’appellativo di “Regina”.

Al di fuori delle mura, Castel Trosino non smette di sorprendere. Infatti, ad aspettarvi vi sono luoghi incredibili sia dal punto di vista naturalistico che storico:

  • le cascatelle, dove trovare refrigerio nelle calde giornate estive. Per raggiungerle, proseguite lungo la strada provinciale per circa 800m. Troverete uno spiazzo sulla destra con una strada sterrata che vi condurrà al torrente. Potete lasciare l’auto qui e raggiungere il ponte. Attraversatelo e proseguite sulla sinistra, costeggiando il torrente, per circa 10 minuti fino a raggiungere le cascatelle;
  • le sorgenti di acqua salmacina, acque sulfuree che sgorgano dalla base della rupe sulla quale sorge il borgo. Il loro nome deriva con tutta probabilità dalla ninfa Salmaci, dea pagana dall’aspetto di giovane ragazza che proteggeva le sorgenti sacre;
  • la necropoli longobarda, dove furono rinvenute ben 240 tombe. Scoperta per caso nel 1893 da un contadino, hanno un enorme valore storico ed archeologico. Un vero tesoro oggi custodito al Museo dell’Altomedioevo di Ascoli Piceno, a Roma, al MET di New York e al British Museum di Londra.
  • il ponte Tasso – medievale – e le sue cascate, altro luogo per rinfrescarsi in estate. Non è raggiungibile se non a piedi. Impostate il navigatore (Ponte Tasso – cascate) che vi condurrà prima ad un piccolo parcheggio. Lasciate l’auto e prendete il sentiero che vi condurrà alle cascate. Armatevi di scarpe da scoglio e da trekking: il sentiero non è agevole, non è quello che potremmo definire un “percorso in sicurezza” e nella parte finale si scende utilizzando corde. Tuttavia ne vale la pena. L’acqua è cristallina, una gioia per gli occhi ma che, ribadiamo, va goduta usando il buon senso: se non siete avvezzi a questi sentieri e pensate di farlo con le infradito… limitatevi a guardare le foto su Instagram!

Acquasanta Terme

Acquasanta Terme si trova ai piedi del Parco Nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga e a poca distanza dai Monti Sibillini. Il suo nome fa già intuire il motivo per cui è famoso. Nota stazione termale, Acquasanta Terme divenne un punto di riferimento per i briganti nel 1500, contro la Chiesa, in epoca napoleonica e nell’annessione al Regno d’Italia, in funzione santisabauda.

Ciò che ci ha colpiti maggiormente di questo borgo è stato l’aspetto naturalistico. “Ad Aquas”, il borgo delle acque curative per i Romani, è la meta ideale per chi ama natura e trekking, oltre al benessere. La zona, infatti, è ricca di sentieri escursionistici che vi porteranno alla scoperta di cascate, gole e paesaggi mozzafiato, alcuni dei quali adatti anche a principianti.

Uno dei percorsi che vi consigliamo è quello che conduce alle Gole del Rio Garrafo. Vi ricordiamo, qualora vogliate intraprendere questa avventura, che è consigliabile controllare le varie ordinanze comunali per verificare l’eventuale chiusura del percorso e obbligo di escursione con guida speleologica. Facciamo trekking da un po’ di tempo ormai e questo sentiero non è adatto a tutti. Un’altra escursione impegnativa è quella per raggiungere le cascate della Volpara e della Prata. Sul sito Le antiche vie mulattiere di Acquasanta troverete molti spunti (e tracce) per organizzare la vostra giornata di trekking e farlo nel modo più sicuro possibile.

Dopo una bella e tosta escursione, un po’ di relax è sacrosanto e ad Acquasanta Terme non è necessario nemmeno aprire il portafoglio. Basta andare alle sorgenti calde sulfuree de Lu Vurghe. Con una temperatura di 30 gradi, direi che non serve altro per rilassare i muscoli!

▶︎ Tutte le informazioni utili sulle “sorgenti de Lu Vurghe”

Montemonaco

Il borgo dove il fiume Aso, che dà il nome al territorio della Valdaso, ha la propria sorgente, Montemonaco è il paese più in alto delle Marche. Ciò significa, essendo chiamato “la perla dei Sibillini”, che gli scorci e le viste mozzafiato sono garantiti. La sua posizione, infatti, alle pendici del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, regala in particolare panorami molto suggestivi sui Monti Vettore e Sibilla.

Fondato, secondo la storia, da monaci benedettini, il suo centro storico conserva ancora tratti del castello e delle mura di cinta del ‘200. Il palazzo comunale, voluto dal cardinale Fanrese, risale alla metà del ‘500 e la ex chiesa di San Biagio ospita il Museo di Arte Sacra.

All’interno di Villa Curi è possibile visitare il Museo della Sibilla. Qui è possibile ripercorrere la storia e la leggenda legata a una maga, la Sibilla per l’appunto, che viveva all’interno di una grotta, oggi inaccessibile. Il museo custodisce anche “la Grande Pietra”, ritrovata nei pressi del Lago di Pilato (chiamato in passato anche lago della Sibilla), sulla quale sono incise lettere e che si ipotizza potesse essere un altare sacrificale o una stele su cui incidere riti demoniaci. Questo perché, in epoche passate, la zona del lago pare fosse frequentata da maghi e stregoni che eseguivano riti per evocare il Diavolo. Per visitare il museo, fate riferimento alla pagina ufficiale per controllare orari e giorni di apertura.

Per gli amanti della natura, Montemonaco è un punto di partenza perfetto per delle escursioni nei Sibillini. Da qui si parte per raggiungere il Lago di Pilato, il Monte Sibilla, la chiesa di Santa Maria in Pantano e le famose Gole dell’Infernaccio. Vi consigliamo sempre, in fase di organizzazione del trekking e in base al periodo, di controllare sempre l’apertura e chiusura aggiornati dei vari sentieri.

Se avete voglia di visitare i dintorni, non perdetevi una tappa alla Piana di Castelluccio di Norcia, magari durante il periodo della fioritura, e al Santuario della Madonna dell’Ambro, detta “la Lourdes dei Sibillini”.

Ps. Prima di lasciare Montemonaco, non dimenticate di farvi preparare un panino con ciauscolo e pecorino!

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