Quando ripenso al #virtuasoblogtour, non penso solo ai tre borghi visitati Moresco, Monterubbiano e Montedinove. La Valle dell’Aso si è rivelata un’incredibile bacino di realtà enogastronomiche, ognuna con una storia tutta da raccontare. Per questo motivo, per scrivere questo post, mi sono immaginata di essere catapultata nella fiaba di Cappuccetto Rosso e di avere a disposizione tre giorni prima di andare a trovare la mia nonnina con un bel cesto pieno di prodotti genuini. Per l’occasione ho trovato anche l’outfit perfetto. Che ne dite?
Indice
Alla ricerca del vino e dei formaggi della Valle dell’Aso
La nonnina non beve solo acqua, quindi devo procurarle dell’ottimo vino. Camminando arrivo a Moresco alla cantina Castrum Morisci, dove il vino fermenta in anfore di terracotta, materiale che, a differenza del legno, amplia la gamma di profumi e aromi grazie alla sua porosità.
Già che si sono, oltre ad un paio di bottiglie di rosso, prendo anche del vin cotto. Poter assistere alla sua produzione mi convince dell’assoluta qualità di questo prodotto.
Che cosa posso abbinare a dell’ottimo vino? Sempre per far contenta la nonna, scelgo di andare a Belmonte Piceno, più precisamente all’Azienda Agricola Fontegranne. Azienda di famiglia da generazioni, i formaggi a latte crudo – in particolare i “caci persi” – iniziano ad essere prodotti grazie ad Eros il quale, dopo una serie di sfortunate circostanze fra le quali il terremoto che colpì le Marche e l’Umbria alcuni anni fa, decise di non limitare la produzione dell’azienda ai soli prodotti agricoli.
Sì, ma quali formaggi posso portare alla nonna? Dopo aver ascoltato i consigli di Eros, propendo per lo Slattato (stagionato in cassoni di legno con foglie di noci) e una forma di “Cheese for Peace”. Nome strano per un formaggio marchigiano, vero? Lo scelgo perché per ogni formaggetta venduta, Fontegranne devolve €0,50 ad iniziative umanitarie. Sono sicura che la nonna approverà. Di fronte a tutte queste bontà mi viene sete quindi, oltre al formaggio, prendo anche una bottiglia di bianco della Cantina Vittorini.
Alla ricerca dei cereali antichi, dell’olio, dell’anice verde e della mela rosa della Valle dell’Aso
La mia nonnina è nata e cresciuta in campagna, ama le zuppe, le mangia tutto l’anno. Decido quindi di andare a Montedinove dove incontro Giovanni Antolini, produttore di cereali e legumi antichi a Santa Vittoria in Mantenanno. Per essere sicura “assaggio” (due piatti) di zuppa con i ceci neri, una delizia. Io preferisco la pasta, quindi mi accaparro gli spaghetti della Cooperativa Agricola di Comunità RoccaMadre, dove tutti sono coproduttori con l’obiettivo di valorizzare la biodiversità e recuperare varietà antiche di cereali e verdure.
A pancia piena mi fermo a riflettere sul da farsi, anzi su cosa resta da prendere. La pasta dovrò pure condirla! Ecco che Sergio viene in mio aiuto e mi consiglia, anzi mi fa assaggiare, un piatto di spaghetti all’anice verde di Castignano. Mi immagino l’espressione di mia nonna, abituata a lasagne e tortellini, poi penso che il sapore delicato di quel primo piatto conquisterà anche lei. Quando poi le racconterò che questo prodotto è diventato presidio SlowFood, che viene coltivato senza alcun ausilio di pesticidi chimici, che rischiava l’estinzione e che solo grazie all’Associazione produttori Anice verde di Castignano si è potuta evitare tale perdita, sono certa che sarà amore a prima forchettata vista. Ho il sospetto, misto a terrore, che quando ne scoprirà le proprietà energizzanti (veniva dato anche ai gladiatori), ne vorrà acquistare in quantità industriali.
Siccome di pacchi di spaghetti ne ho due, decido di prendere anche dei pomodorini freschi freschi di raccolta. Non posso non scegliere quelli dell’Azienda Agricola Mercuri Francesca di Montelparo.
Non vedo l’ora di mostrare alla mia cara nonna i Nero chocolate, i Mirabell, gli Osu Rond Blue, gli orange banana, varietà dai nomi un po’ stravaganti ma dal sapore in grado di riaccendere tutte le papille gustative. Ora capisco quando le persone dicono “questo pomodoro sa di pomodoro”. Alcuni di questi pomodori, come il pendolino di Monte San Vito, rischiavano l’estinzione perché, come mi racconta Umberto, “quando muoiono gli anziani e quei tipi non vengono più coltivati vanno persi“.
Alla ricerca di paté e mele
Mancano solo due ingredienti per completare il menu: olio per delle ottime bruschette e frutta. Pensandoci bene, sulle bruschette preferisco spalmarci il paté di oliva ascolana tenera dell’Azienda Agricola Amurri e Foglini. Il profumo intenso e pungente che sento non appena aperto il barattolo mi porta con i sensi e la mente ai frantoi.
La mia spesa termina con una visita a Graziella, la custode della mela rosa dei Monti Sibillini, titolare dell’Azienda Agricola Agriturismo il Fienile, proprio qui a Montedinove. Presidio SlowFood dal 2000, la mela rosa viene coltivata dai 400 ai 900m di altitudine ed è stata recuperata dalla Comunità Montana dei Sibillini a partire dal 1994. Ne faccio una bella scorta, d’altronde si conserva fino a primavera fuori dal frigorifero!
E se non avessi voglia di cucinare?
Non ho intenzione di cucinare tutti i giorni, quindi mi segno quattro posticini dove sono certa troverò quel senso di convivialità e tradizione che qui nella Valle dell’Aso sono all’ordine del giorno.
- Mi fermerò sicuramente a Monterubbiano da Gianluca e Sara di Sfoglia e Mattarello per assaggiare le gustosissime tagliatelle fritte.
- Quando la nonna avrà voglia della cucina di una volta la porterò alla trattoria Zia Titta a Monterubbiano.
- Fra pochi giorni sarà il compleanno della mia nonnina, quindi la porterò a l’Amaca Tasting & Art: sono certa che apprezzerà i piatti tradizionali marchigiani preparati solo con prodotti di stagione, da gustare leggendo un bel libro, magari sulla leggenda della Sibilla.
- Sogno ancora la polenta di mais otto file preparate da Marilù dell’Agriturismo Meridiana a Moresco. Quando pronuncerò la parola polenta, so già che la nonna scatterà sull’attenti!
I prodotti della Valle dell’Aso: un patrimonio da tutelare
“Tutto ciò che ci dà madre natura, noi non lo sprechiamo”
È sulla base di questo principio, sulla condivisione del cibo e sull’attaccamento alla terra che viene curata e coccolata come un figlio che è nata e continua a svilupparsi la tradizione agricola nella Valle dell’Aso. Una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, perché “l’azienda di famiglia l’hanno lasciata a me e a mio fratello, che fai non vai avanti?”. Una passione viscerale per la terra che negli ultimi anni ha visto l’avvicinarsi di giovani pronti a tutelare questo territorio, le sue ricchezze e ad aggiungere quel tocco di innovazione sufficiente a non cancellarne le origini.
La mia spesa è terminata, il mio cestino è colmo e posso raggiungere la mia nonnina. Spero solo di non incontrare lupi cattivi lungo la strada. Sono sicura che insieme riusciremo a preparare un menu con i fiocchi. Come potrebbe essere altrimenti con dei prodotti così buoni, genuini, coltivati da persone così appassionate del proprio lavoro, così legate alla loro terra? A tratti penso siano dei veri supereroi a perseverare in un settore, quello agricolo, così duro. Ma si sa, la passione sa vincere ogni difficoltà.
in collaborazione con l’Associazione DiversoInverso
10 commenti
ma che bontà! sai che non avevo mai visto foto della produzione del vin cotto? poi tutti quei formaggi, che bontà! e le mele… insomma, non saprei proprio dove guardare e cosa mangiare! 🙂
Nel dubbio, io ho provato tutto 😂 Per fortuna abbiamo anche camminato tanto, altrimenti sai che risultati devastanti 😂
Ma che tour enogastronomico interessante! Ci racconterai anche del pramzetto per il compleanno della nonnina 😉
Intanto ci hai conquistato con tutte queste deliziose preparazioni!
Un pranzetto da leccarsi i baffi! La Valle dell’Aso ha tutto ciò che serve per creare un menu ricco e gustoso!
Ma quanti prodotti enogastronomici favolosi! Mi hai fatto venire voglia di provarli tutti! Penso proprio che la simpatica nonnina rimarrà molto contenta!;)
Molto contenta, si è spazzolata tutto il cestino!
Mi sono soffermata su questo post perché non conoscevo nemmeno dove fosse la Valle dell’Aso, né dell’esistenza dei ceci neri…Dopo averti letto, invece, ho già voglia di andarci – così tornerei nelle Marche – e di provare tutti i prodotti descritti! Hai ragione: sono proprio dei supereroi coloro che preservano prodotti e tradizioni delle nostre terre, con tanto duro lavoro!
Nel mio piccolo cerco sempre di acquistare i prodotti direttamente dai coltivatori, non solo per la qualità (e già come motivo sarebbe di per sé sufficiente) ma anche per sostenere questo settore che purtroppo viene sfruttato dalle grandi realtà.
La rivisitazione in chiave fiabesca è stupenda Erica! Mi piace sempre leggere il tuo blog perché non sol scopro itinerari interessanti e gustosi ma lo faccio anche in modo simpatico e unico. Da oggi in poi la storia di Cappuccetto rosso avrà una connotazione diversa ahahha
Sarà che ero circondata da colline verdeggianti, fatto sta che il collegamento è stato immediato. Mi fa piacere ti sia piaciuto lo stile 😘
Ps. il lupo si è fatto vedere ma è stato subito rimesso al suo posto 🤣