I borghi più belli della Valconca, il cuore della Romagna

La Valconca (o Valle del Conca) è quel territorio collinare nato lungo il corso del fiume Conca e che si estende sia nella provincia di Rimini che in quella di Pesaro-Urbino. Una terra di confine, in passato oggetto di forti contese tra i Malatesta e i Montefeltro, un portagioie di rara bellezza che in pochi conoscono, o per lo meno ne conoscono solo una minima parte.

La Valconca è casa nostra. Ve lo avevamo in parte già anticipato nel post dedicato alle cose da fare nell’entroterra di Rimini, ma questa volta abbiamo deciso di farle indossare “il vestito buono della domenica” e mostrarvela in tutto il suo splendore. Che di suo non ne avrebbe nemmeno così tanto bisogno, è da sempre un gioiellino. Il suo problema è che non ha mai amato fare la prima donna. Complice anche l’associazione “Romagna=mare” (legittima) che ha caratterizzato per decenni la nostra terra, è sempre stata considerata “la campagna”, quella zona in passato tanto bistrattata, sempre in disparte come un vestito stropicciato che non si ha mai voglia di stirare. Un territorio di nicchia, per “veri intenditori”: per gli amanti della natura, del trekking e delle biciclette, delle “cose fatte come una volta”, delle antiche tradizioni, delle sagre di paese.

Ci sono voluti anni (e ce ne vorranno ancora altri) ma le cose sono e stanno gradualmente cambiando. La Valconca non è più una zona anonima e ha iniziato a farsi strada nel panorama turistico, tenendo fede alle proprie origini e privilegiando un turismo sostenibile e non di massa (e noi ci auguriamo che le cose continuino così). Ha preso coscienza della propria ricchezza, fatta di natura, rocche e castelli, borghi e prodotti enogastronomici a km0, il tutto con una vista sul mar Adriatico. Vi sembra poco?

I borghi più belli della Valconca

Come vi abbiamo già accennato all’inizio del post, il territorio della Valconca si estende su due regioni. Quella su cui ci concentriamo questa volta è l’Emilia Romagna, anzi la Romagna, per essere più precisi 😜.

La Valconca romagnola è composta da ben 10 comuni, anzi, 10 borghi, molti dei quali appollaiati in cima a dolci colline da cui si possono godere panorami eccezionali tutto l’anno. Si tratta di piccoli scrigni, delicati e aspri allo stesso tempo. Portagioie dove la vita scorre tranquilla, dove la natura detta ancora i ritmi delle stagioni, dove le guerre mondiali hanno lasciato un segno indelebile e la storia risuona nelle rocche e rivive nei festival estivi.

Un territorio in gran parte attraversato dal fiume Conca, che nasce sul Monte Carpegna, nelle Marche, per poi sfociare nell’Adriatico, tra Cattolica e Misano. Un fiume che ci fa ritornare alla mente la nostra infanzia, quando nelle calde giornate estive amavamo trovare refrigerio nelle sue fresche acque e, da adolescenti, organizzavamo picnic con gli amici e trascorrevamo momenti in totale spensieratezza.

I borghi della Valconca romagnola sono (in ordine alfabetico):

  • Coriano
  • Gemmano
  • Mondaino
  • Montefiore Conca
  • Montegridolfo
  • Montescudo e Monte Colombo
  • Morciano di Romagna
  • San Clemente
  • San Giovanni in Marignano
  • Saludecio

Difficile scegliere i borghi più belli e che non bisogna assolutamente perdere: siamo affezionati a questi luoghi, ognuno di loro ci ha visti crescere o è stato il protagonista di momenti particolari della nostra vita. Tuttavia, abbiamo deciso di presentarvene otto, quelli che dal punto di vista storico e paesaggistico ci hanno sempre colpiti di più. Preparatevi ad un viaggio tra vigneti, uliveti, borghi medievali fortificati perfettamente conservati e che, se li vedessimo dall’alto, sembrano formare una scacchiera, i sapori dei piatti fatti in casa, dialetto, profumi e colori “genuini”. Il tutto condito dall’accoglienza romagnola, quindi con il sorriso come ingrediente principale!

Montefiore Conca

Montefiore Conca, per chi viene dal mare, è come la stella polare. Con la sua Rocca Malatestiana, sempre illuminata di notte, è impossibile da non riconoscere. La rocca, in particolare, ha una forma particolare: costruita su uno sperone di rocca a dir poco impervio, colpisce per la sua facciata molto austera e squadrata.

Il borgo, tra i borghi più belli d’Italia e bandiera arancione del TCI, è di per sé piuttosto piccolo e la vita si svolge intorno alla piazza principale. Di origine medievale, attraverso un’antica porta del XV secolo – chiamata Curina – si accede al borgo vecchio, dove si trova il castello. Montefiore Conca è una finestra sulla Valconca e sulla riviera adriatica: passeggiando intorno alla rocca, lo sguardo spazia dalle verdi colline circostanti fino al mare.

Cosa fare e vedere a Montefiore Conca?

  • la piccola chiesa dell’Ospedale, risalente al 1461, custodisce un crocefisso ligneo di pregio;
  • la chiesa di San Paolo, a pochi metri dalla porta Curina, con una notevole pala d’altare del 1485 raffigurante la Madonna con il Bambino in braccio e i Santi;
  • la Rocca Malatestiana (detta anche Castello di Montefiore Conca);
  • il Santuario della Madonna di Bonora, fuori dal borgo. Si tratta di un santuario mariano custodente l’immagine della Madonna che allatta e dove, nel 1833, fu accertato il primo miracolo. Una ragazza molto malata si recò al santuario per pregare di fronte all’immagine sacra e, dopo aver pregato quasi in fin di vita, tornò a casa guarita;
  • percorrere uno dei tanti sentieri CAI: trekking adatti a chi è abituato a camminare che regalano scenari mozzafiato. Indicazioni sui sentieri sono disponibili sul sito ufficiale del comune;
  • partecipare ad eventi storici e sagre come Rocca di Luna (a luglio), la sagra delle castagna (tutte le domeniche di ottobre), la sagra dell’oliva (a novembre) e il presepe vivente.

Gemmano

Confinante con Montefiore Conca, il piccolo borgo di Gemmano sorge sulla sommità di una collina da cui ammirare l’Adriatico e le terre del Ducato di Urbino. Il tutto in un contesto naturalistico unico, quello della Riserva Naturale Orientata di Onferno. Un territorio ideale per le escursioni e gite in bici o a cavallo. Qui la vegetazione è ricca e passa dai campi coltivati alle aree più selvatiche, dal terreno gessoso ai calanchi, senza dimenticare la presenza di istrici e caprioli.

A differenza degli altri borghi, Gemmano ha quindi nel suo patrimonio naturalistico il suo punto di forza. La Riserva Naturale Orientata, istituita nel 1991, si estende per circa 270 ettari e si presenta al visitatore con le sue doline e pareti rocciose che cambiano colore a seconda delle stagioni. Questo complesso carsico, tra i più importanti in Italia, riserva anche una sorpresa per gli amanti della speleologia e delle grotte. Qui, infatti, è possibile visitare le Grotte di Onferno, scavate nella roccia da un torrente e situate alla base di un masso gessoso dove, in passato, sorgeva il cosiddetto castrum inferni.

Durante un trekking a Gemmano, è possibile che vi imbattiate in rifugi risalenti alla Seconda guerra mondiale. Qui, come in altri paesi della Valconca, passava la Linea Gotica e a Gemmano, tra il 4 e il 15 settembre 1944, si svolse una battaglia particolarmente cruenta. Le truppe britanniche scagliarono una serie di quattro attacchi contro l’esercito tedesco, causando sì la sconfitta di quest’ultimo, ma anche la morte di numerosi cittadini Gemmanesi e la distruzione completa del paese. Una battaglia che durò appena dieci giorni ma che viene ricordata come la “Cassino dell’Adriatico”.

Ricapitolando, cosa fare e vedere a Gemmano?

  • Le grotte di Onferno;
  • trekking nella Riserva Orientale di Onferno (e non solo): sul sito della pro loco trovate tutta la sentieristica disponibile (tracce e mappe);
  • ripercorrere i luoghi della Seconda guerra mondiale, tra cui il Monte Gardo;
  • visitare il Santuario della Madonna di Carbognano: istituito intorno al 1260 da un gruppo di frati francescani sui resti di un antico tempio romano, dal 1500 è consacrato alla Madonna e ogni anno, il 1 maggio, si celebra la festa della Madonna di Carbognano, con una festa paesana oggi chiamato “Sagra della fava e del formaggio”.
gemmano dal monte gardo
Gemmano dalla Croce del Monte Gardo

San Giovanni in Marignano

La cinta muraria, così come i torrioni e le torri portaie con ponte levatoio ancora visibili oggi a San Giovanni in Marignano sono anch’essi opere dei Malatesta. Fu grazie a Sigismondo Pandolfo, con la consulenza (pare) del Brunelleschi, che questo borgo tardo medievale perfettamente conservato deve il suo aspetto attuale. Il Signore di Rimini, infatti, fece di questo paese il “Granaio dei Malatesta”, creando una serie di fosse ipogee per la conservazione del grano a lungo termine.

Porta d’ingresso della Valconca, San Giovanni in Marignano è uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo centro storico si sviluppa lungo via XX settembre, l’arteria del paese, ricca di botteghe artigiane, ristoranti e palazzi. Tra questi, Palazzo Corbucci merita sicuramente di essere citato. Al suo interno, infatti, si trova una mostra di oggetti di uso quotidiano legati alla civiltà contadina fra ‘800 e ‘900. Intitolata “Come eravamo – Cum a simie (in dialetto)”, è suddivisa in stanze tematiche. Le più belle? Secondo noi la cucina, la scuola e la bottega del calzolaio. Un viaggio in un mondo antico da non perdere.

▶︎ Sul sito della Pro Loco troverete le audioguide (anche in inglese) e potrete contattarla per delle visite guidate gratuite.

▶︎ Nel mese di giugno, non perdete “La notte delle streghe”, festival di arte di strada, appuntamento imperdibile per noi local.

Mondaino

Se vi dicessimo che in passato, su questo monte pascolavano i daini e che è grazie a questo fatto che il borgo si chiama Mondaino (da Mons Damarum, monte dei daini), ci credereste? Il suo nome è altresì collegato ad un’antica leggenda. Pare che Diana, dea della caccia e della castità, fosse venerata proprio su questi colli, in un tempio pagano citato in un antico manoscritto ma di cui non fu mai trovata traccia. Il daino, poi, non era l’animale sacro alla dea? Tutto torna, in pratica.

Questo piccolo borgo è un gioiellino. La sua famosa Piazza Maggiore, con la sua forma e porticato semicircolari in stile neoclassico, sembra volerti avvolgere in un abbraccio. Chiamata dagli abitanti “piazza padella”, vi si accede subito dopo aver varcato Porta Marina, la porta principale del paese, ed è adiacente alla Rocca Malatestiana, sede del comune e del Museo Paleontologico.

mondaino piazza maggiore
Piazza Maggiore

Dalla piazza, partite alla ricerca di splendidi scorci percorrendo i piccoli vicoli del borgo che si diramano da via Roma, la via principale. I panorami che si godono dalla rocca e dai diversi punti lungo le antiche mura difensive, soprattutto al tramonto, ti fanno sentire come davanti ad un dipinto impressionista. E chissà, se sarete fortunati potrete gustarvi tramonto e un ottimo bicchiere di vino accompagnati dalla musica delle storiche fisarmoniche Galanti, Difficile trovare tanta bellezza in un borgo così piccolo.

▶︎ Eventi da non perdere. Palio del Daino (agosto), rievocazione storica degli scontri fra Sigismondo Malatesta e Federico da Montefeltro, che qui si incontrarono per appianare i loro dissidi e dove oggi le quattro contrade del paese si sfidano in giochi d’altri tempi; Fossa, tartufo e Venere (novembre), ode al tartufo bianco e al formaggio di fossa prodotti in queste zone. Tutte le informazioni aggiornate sul sito ufficiale della Pro Loco.

▶︎ Dove mangiare a Mondaino: se volete farvi un aperitivo o una cenetta a base di prodotti locali con vista, fermatevi alla Cantinetta del Pellegrino.

Saludecio

Dirigendosi dal mare verso le colline, uno dei primi borghi della Valconca che si incontrano, appollaiato su una dolce collina dalla forma allungata, è Saludecio. Lo si riconosce dai suoi campanili, dalle torri e dalle mura che difesero per anni una delle roccaforti dei Malatesta.

Data la conformazione della collina, il borgo si estende in senso longitudinale a cui si accede tramite Porta Marina e Porta Montanara (visti i nomi, non crediamo di dover specificare quale tipo di vista si gode da ognuna di esse). Entrando da Porta Marina (dove troverete un parcheggio), si accede alla piazzetta su cui si affaccia il Santuario del Beato Amato Ronconi (con Museo di arte sacra annesso). Dedicato al religioso nato proprio a Saludecio nel XIII secolo, all’interno è conservata l’urna in vetro con le sue spoglie. Nella piazzetta si trova anche una piccola cappella all’interno della quale è conservato l’antico olmo del Beato, reliquia molto venerata. Interessante anche la mostra dedicata a Garibaldi e al Risorgimento (aperta tutte le domeniche dalle 15 alle 18) presso la sede comunale.

Passeggiare per i vicoli di Saludecio significa non solo fare un viaggio nel tempo ma anche un viaggio nell’arte. I suoi eleganti palazzi – eredità del periodo tra il ‘500 e l’800 in cui il paese visse il suo massimo splendore – sono ben conservati e i muri delle case ospitano da anni numerosi murales. Ispirati al tema dell’“ingegno umano del 1800”, gli oltre 50 murales si trovano sia nelle arterie principali (via Roma, via degli Orti e via Albini), sia nei vicoli più stretti e corti che collegano tutto il borgo. Dal cinema dei fratelli Lumière all’invenzione della bicicletta e del reggicalze, vi attende una bella caccia al tesoro! Non a caso, Saludecio fa parte del circuito “Città dei muri dipinti”.

▶︎ Cosa vedere fuori dal centro storico di Saludecio. Se la street art non dovesse essere sufficiente per stimolare la vostra immaginazione, provate con l’astronomia! All’Osservatorio astronomico di Copernico potrete scoprire le meraviglie del cosmo e, la notte di San Lorenzo, è il posto ideale per provare a vedere le stelle cadenti. A circa 6km dal centro storico, inoltre, vi è il borgo fortificato di Cerreto (o castello di Cerreto). Circondato da una natura rigogliosa e raggiungibile anche a piedi seguendo i sentieri CAI, è un borgo quasi abbandonato ed è noto come “il paese degli sciocchi”. Il borgo di Meleto, invece, si trova a soli 4km dal centro ed è da sempre considerato “il balcone sull’Adriatico”.

Montegridolfo

L’ultimo lembo della Romagna al confine con le Marche, questo è Montegridolfo, secondo noi il borgo più affascinante di tutta la Valconca (non a caso è uno dei borghi più belli d’Italia). La sua imponenza emoziona, la sua unicità sembra sfuggire al passare del tempo: visitare Montegridolfo significa rimanere sospesi nel tempo. Questo gioiellino della Valconca sfoggia ancora oggi il suo impianto medievale e accoglie i visitatori con le sue mura a sbalzo e i suoi torrioni, uno dei quali divenuto accesso al paese nel ‘500.

Si respira ancora l’atmosfera del passato grazie al perfetto restauro che ha interessato il castello, dove vivono circa 30 persone. Un micromondo suggestivo, dove trascorrere una giornata o una vacanza in completo relax e in assoluto silenzio. Una quiete favorita dalla sua posizione, circondata da colline dagli oliveti secolari e vigneti. Una bomboniera dove è possibile soggiornare in un luogo insolito, dove il vento ti accarezza passeggiando nei suoi vicoli e dove un aperitivo o una cena si trasformano in un’esperienza unica grazie a dei panorami sorprendenti.

Un borgo dove i cinque sensi vengono appagati. Fatevi rapire dal profumo dell’olio che, insieme al miele, rappresentano i prodotti di punta del paese, gustatevi una cena a base di prodotti locali, ascoltate il silenzio (sinestesia non scelta a caso), toccate le pareti dei rifugi della Seconda guerra mondiale e fatevi ammaliare dalla vista a 360° sulla Valconca e le Marche.

Come nel caso di Gemmano, anche Montegridolfo fu vittima di pesanti scontri durante la Seconda guerra mondiale. Anch’esso uno degli ultimi capisaldi della Linea Gotica, fu protagonista dell’Operazione Olive, attuata dall’esercito britannico ai danni di quello tedesco. In memoria degli scontri del 1944, nel 2022 fu inaugurato il Museo della Linea dei Goti. Costruito appositamente in cemento armato nella zona in cui i tedeschi avevano stabilito un punto di osservazione sulla Valle del Foglia (dove si credeva gli Alleati avrebbero attaccato), si trova fuori dalle mura del castello. Il museo raccoglie cimeli, armi, testimonianze, fotografie e propaganda di guerra e permette di comprendere le intollerabili condizioni di vita sia dei militari sia dei civili durante il passaggio del fronte.

Dopo un giro nel castello, fermatevi alla chiesa di S. Rocco, alle pendici del borgo. Sorta accanto ad un ospedale per i pellegrini, ospita due affreschi della Madonna con Bambino adorata da San Rocco e da un San Sebastiano particolare, trafitto da una sola freccia e dalle sembianze femminili e dai tratti caravaggieschi. A soli 3km dal borgo, infine, si trova il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, sorto in seguito alla doppia apparizione della Madonna nel 1548. La tela fu dipinta dal Morganti il giorno seguente alle apparizioni, cercando di riprodurre con la massima precisione quanto raccontato da coloro che ebbero la visione.

Montescudo – Montecolombo

Due comuni che si sono uniti nel 2016, Montescudo – Montecolombo sono una delle realtà più affascinanti della Valconca. Se Montecolombo conserva il tipico aspetto del borgo medievale, con il castello malatestiano del XIV secolo e la torre civica del 1800, Montescudo è uno dei nostri luoghi del cuore. Terrazza sulle colline della Valconca, Montescudo fece parte del sistema di difesa malatestiano (non a caso uno “scudo”) ed è attraversato da due fiumi, il Conca e il Marano.

Con un passato legato anche alla lavorazione dell’argilla, è cinto da vigneti e uliveti ed è famoso per la coltivazione della patata, la cui particolare varietà è perfetta per la preparazione degli gnocchi (la sagra dedicata si svolge nel mese di agosto).

Dopo aver fatto un giro nel centro storico, godendosi la vista dalla torre di avvistamento e scoprendo l’antica ghiacciaia, è doveroso fare una visita alle sue frazioni.

  • Trarivi: qui si trova la chiesa della Pace, un’antica pieve romanica, quasi totalmente distrutta durante la Seconda guerra mondiale, ospitante il Museo Storico della Linea Gotica Orientale. Una vasta collezione di reperti bellici, foto, testimonianze video, pannelli descrittivi che raccontano le quattro settimane di combattimenti per la conquista di Rimini (dal Metauro al Rubicone, dal 25 agosto al 29 settembre 1944). Uscendo dalla pieve, all’incrocio per raggiungere il Santuario di Valliano, a sinistra si imbocca una strada in discesa (via Vallecchio) che porta all’ingresso del sentiero che conduce a due rifugi del 1944 (l’accesso è sulla destra, oltre un vecchio cancello, attraversando un campo con un oliveto).
  • Valliano: il Santuario di Valliano, costruito a metà ‘400, è dedicato a Santa Maria Succurrente e ospita una raccolta di ex-voto d’argento, offerti alla Madonna – soprattutto dalle donne in gravidanza – “per grazia ricevuta”. Nella canonica della chiesa si può visitare il Museo Etnografico con la sua raccolta di oggetti che mostrano la vita contadina secondo i vari ambienti di lavoro: dalla cura della casa all’orto, dall’apicoltura (è in mostra uno smielatore) all’allevamento, dalle terrecotte alle stampe romagnole. Il Santuario e il museo sono anche collegati da un sentiero di 1,6km al Museo Storico della Linea Gotica Orientale (difficoltà E – dal santuario il sentiero è tutto in salita).
  • Albereto: il castello di Albereto, con la sua tipica cinta muraria di epoca malatestiana, è una terrazza naturale sulla costa e su San Marino. Intorno ad esso, il Bosco di Albereto, 25 ettari incontaminati lungo la valle del fiume Marano dove fare rilassanti e affascinanti passeggiate tra biancospini, rosa canina, pioppi, viole mammole e frassini.

San Clemente

Qui entra in gioco il cuore. Sì perché San Clemente è il paese dove viviamo (io, Erica, dalla nascita). San Climènt (in dialetto) è un piccolo paese ma il suo territorio è piuttosto vasto. Dalle sue immense campagne si produce dell’ottimo Sangiovese e Rebola (Enio Ottaviani e Tenuta Mara le cantine principali), dalle sue colline si ha una visuale completa sia della Valconca che della Riviera Romagnola.

Anche in questo caso, lo zampino di Sigismondo Pandolfo Malatesta è evidente. A differenza degli altri borghi, però, si è sempre trattata di una zona tranquilla perché non di confine con il Montefeltro (fatta eccezione per un “piccolo” bisticcio con Montefiore e Saludecio per il controllo della vallata 😜). Bastano pochi chilometri per raggiungere l’Alta Valconca, le spiagge e la città di Rimini. In alcune delle sue frazioni, come Agello e Castelleale, vi sono ancora tracce di opere medievali e rinascimentali.

Nel suo centro storico si erge la chiesa parrocchiale progettata dall’architetto Luigi Poletti, padre del Teatro Galli di Rimini, e la Torre civica, di epoca barocca. In questo paese nacque Giustiniano Villa, famoso poeta dialettale.

Le colline sono dolci, lo stile di vita e la conformazione di alcune delle sue frazioni non sono esattamente li stessi di quando ero piccola (quando uscendo di casa andavo a raccogliere le pannocchie nel campo di fronte) ma resta comunque un territorio tranquillo, accogliente e autentico. Più a valle (dove abitiamo) si raggiunge facilmente l’oasi faunistica del Conca, da cui parte un sentiero che arriva fino alla foce del fiume.

Perché visitare la Valconca

Noi romagnoli, per natura, siamo affezionati alla nostra terra, proviamo per essa un amore viscerale. Per chi come me è nata in Valconca, questo sentimento è ancora più forte. Le colline mi hanno sempre protetta, l’atmosfera intima di questi borghi mi ha fatto sempre sentire in pace, non è mai venuta meno quell’autenticità che in tante altre zone sta scomparendo.

In queste zone senti ancora l’azdora “tirare due urli” ai nipoti per avvisarli che il pranzo è pronto (rigorosamente a mezzogiorno), le sagre di paese sono un appuntamento a cui non si può mancare (perché se ne accorgono subito che non ti sei presentato), la vita è lungi dall’essere patinata.

Eppure non cambieremmo una virgola della nostra terra, perché quei paesaggi che sembrano dipinti, quelle colline da cui si scorge sempre il mare, quell’aria pulita, quel profumo di ragù che bolle da ore e quelle conversazioni in dialetto che a volte fai pure fatica a comprendere fanno parte di noi, del nostro DNA. Ci fanno sentire bene, ci mancano quando siamo lontani per un lungo periodo, ci rappresentano e ci cullano nei momenti più tristi. Qualcuno potrebbe affermare che si tratta di una Romagna che non esiste più. Beh, noi vi aspettiamo in Valconca per farvi cambiare idea.

Ti potrebbero anche interessare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.