Cosa fare e vedere a Viterbo in due giorni, la città dei Papi

Come si può definire una città come Viterbo che all’interno della sua cinta muraria medievale conserva un immenso patrimonio che attraversa decine di epoche e che, nonostante i pesanti bombardamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale, è riuscita a riportare all’antico splendore il suo centro storico? Dopo due giorni di visita, “museo a cielo aperto” è ciò che secondo noi meglio si addice a questa città.

Chiese, palazzi nobiliari, fontane, cunicoli sotterranei, aree archeologiche e termali: alla città di Viterbo, appollaiata alle pendici dei Monti Cimini, manca solo il mare. Il suo centro storico è vasto ma raccolto allo stesso tempo, la sua storia millenaria vanta origini etrusche. Questa città, tra tufo, peperino e acque termali, fu per secoli un punto di riferimento per la Cristianità. Non a caso, viene ancora soprannominata “la città dei Papi” e, grazie alle numerose fontane, “la città delle belle fontane e delle belle donne”. Ora, sulle fontane posso confermare che ce n’è una in ogni piazza, sulle donne dovete chiedere informazioni e riscontri a manager 😜.

Itinerario a piedi nel centro storico di Viterbo

La lunga presenza papale ha lasciato segni evidenti nella città di Viterbo: i suoi palazzi principali, nonché le numerose chiese, sono la testimonianza della dominazione pontificia fino al 1870, quando anche Viterbo entrò a far parte del Regno d’Italia. Tuttavia, non aspettatevi un itinerario a piedi monotematico: questa città è una continua scoperta, qualunque vicolo si decida di percorrere, sopra e sotto terra! Consapevoli di non aver potuto visitare ogni singolo angolo della città in meno di due giorni, queste sono le cose da non perdere a Viterbo (secondo noi):

  • Cattedrale di San Lorenzo e Museo Colle del Duomo;
  • Palazzo dei Papi;
  • Palazzo dei Priori, Museo dei Portici e Piazza del Plebiscito;
  • il quartiere medievale di San Pellegrino;
  • Chiesa del Gonfalone;
  • Viterbo sotterranea con il Museo dei Templari;
  • Rocca Albornoz – Museo Archeologico Nazionale;
  • Museo della ceramica;
  • rilassarsi alle terme.

Polo Monumentale “Colle del Duomo”

Piazza San Lorenzo è il luogo dove sorse il primo nucleo della città di Viterbo. Sin dalla presenza degli Etruschi, questa collina tufacea circondata da due fiumi (oggi piccoli torrenti) era il luogo ideale per un insediamento poiché difesa naturalmente. Su questa piazza si affacciano alcuni degli edifici più importanti di Viterbo che oggi, “turisticamente” parlando, fanno parte del Polo Monumentale “Colle del Duomo”: la Cattedrale di San Lorenzo, il Museo Colle del Duomo e Palazzo dei Papi.

La Cattedrale di San Lorenzo

Di origini romaniche, oggi la Cattedrale di San Lorenzo si presenta in parte diversa. Modificata nel corso dei secoli, dello stile romanico conserva il colonnato con le navate e una piccola parte del pavimento del XIII secolo in stile cosmatesco vicino all’altare. Ora, sicuramente sarete ferrati più di noi in storia, quindi saprete senz’altro chi erano i cosmati. Nel nostro caso, per fortuna la nostra guida è venuta in soccorso della nostra precaria memoria ricordandoci che si trattava di artigiani romani i quali eseguivano – soprattutto in siti religiosi – pavimenti, mosaici e altre decorazioni utilizzando marmi policromi: marmo bianco, porfido rosso, verde serpentino e giallo antico.

Costruita in peperino, pietra locale più resistente del tufo, si mostra all’interno come il luogo ideale per una caccia al tesoro. Sì perché nei secoli furono aperte 14 cappelle laterali, 10 delle quali murate, una cappella per il coro nel 1560 e una sagrestia nel 1650 oggi non più visibili. Dopo una fase barocca (di cui restano solo i quadri di Benefial), i bombardamenti della Seconda guerra mondiale fecero crollare il soffitto, portando poi la città a voler ripristinare le sembianze romaniche.

Del periodo medievale, quando la chiesa doveva essere completamente affrescata, resta una piccola abside laterale con un affresco rappresentanti San Pietro, San Paolo e San Lorenzo (di quest’ultimo è visibile solo il piede) e, dietro, la Madonna con il Bambino.

▶︎ Curiosità: la Madonna con il Bambino sono coperti dal quadro della Madonna della Carbonara, opera cara ai viterbesi. Prende il nome da un fossato di difesa presente di fronte alla chiesa Santa Maria della Carbonara, chiamato appunto “carbonaria”. Nonostante vi siano dei piatti colorati appesi fuori come decorazione, non vi è alcun collegamento con la nota specialità romana 😜. Icona bizantina portata a Viterbo dai Templari, si tratta di una Madonna Odighitria, ossia che indica il cammino. L’originale si trova nel museo della cattedrale: i diversi furti, infatti, mandavano in disperazione le madri delle giovani spose che si recavano in cattedrale per pregarla.

Vicino alla piccola abside si trova un sarcofago, un simulacro simbolo della tomba di Papa Giovanni XXI, morto nella sua stanza del palazzo papale a causa di un’esplosione provocata da uno dei suoi esperimenti. Papa alchimista, è l’unico pontefice che Dante inserisce nel Paradiso. Anche Papa Alessandro IV fu qui sepolto ma la sua tomba non fu mai trovata.

Museo Colle del Duomo

Creato nel 2000, il Museo Colle del Duomo è adiacente alla cattedrale e al trecentesco campanile a strisce bianche di marmo, alternate al peperino, che poggia su una torre mozzata del palazzo dei Tignosi, importante famiglia viterbese. Si tratta di un piccolo museo ma ben organizzato in tre sezioni per ripercorrere la storia di questa zona della città e di Viterbo stessa:

  • archeologica, con diversi reperti etruschi, romani e medievali. Troverete anche un piccolo scavo che ha portato in superficie un’area cimiteriale;
  • storico-artistica, con opere dal XIII secolo. Qui è possibile ammirare l’originale “Madonna della Carbonara”;
  • arte sacra, una raccolta di tesori che ben testimonia l’importanza della diocesi di Viterbo. Paramenti, reliquiari, ori e argenti, calici e busti appartenuti a pontefici, vescovi e cardinali.

▶︎ Sia dalla cattedrale che dal museo si accede alla sagrestia, una stanza che, dall’esterno, non fa trasparire la meraviglia del suo soffitto affrescato e del crocifisso ligneo.

Palazzo dei Papi

Creata contemporaneamente alla cattedrale quando Viterbo divenne sede vescovile, fu ingrandita a metà del 1200 perché i pontefici, causa anche la situazione politica di Roma di allora, non disdegnavano trascorrervi più giorni del “necessario”. Con la sua forma a L, Palazzo dei Papi è passato alla storia aver ospitato il conclave più lungo della storia.

Del palazzo sono visitabili la “loggia delle benedizioni” (detta anche loggia gotica o dei Papi) che ingentilì l’aspetto militaresco della struttura, la sala del Conclave e la sala Gualtiero.

Luogo iconico della città, la sua facciata mostra diversi simboli di Viterbo:

  • il leone, simbolo di Viterbo, rappresentante il leone di Nemea che inizialmente aveva una lancia, emblema del potere comunale;
  • i merli guelfi, a testimonianza del potere papale;
  • lo scudo, simbolo della famiglia Gatti, finanziatrice del palazzo. Ai gatti si deve anche la particolarità nella costruzione del muro: le pietre, infatti, sono disposte verticalmente;
  • la doppia infula, il copricapo dei Papi fino al 1300;
  • le chiavi incrociate, simbolo del potere papale;
  • l’aquila, simbolo del potere imperiale.

La loggia delle benedizioni veniva utilizzata dal Papa per benedire e parlare alla folla e per l’approvvigionamento di acqua tramite la fonte papale, al centro della loggia. La Sala Gualtiero, completamente affrescata, prende il nome dal vescovo che ne volle l’attuale soffitto ligneo con stemma al centro. Al suo interno, opere d’arte che si alternano periodicamente: al momento della nostra visita vi era, tra le tante, una Madonna barocca con Bambino ricavata da un tronco di albero a cui era stata eliminata la linfa, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Liberatrice.

Quanto alla sala del Conclave, beh, non aspettatevi la Cappella Sistina, anzi! Si tratta di una sala piuttosto spoglia che, in passato, era rivestita da arazzi e tappeti per riscaldare l’ambiente. Considerando che ha ospitato il conclave più lungo della storia, pensate a quanto sarebbe potuto andare avanti se la sala avesse avuto gli affreschi di Michelangelo! Probabilmente sarebbe andato avanti fino alla morte naturale dei cardinali.

palazzo dei papi viterbo facciata
Palazzo dei Papi

Il conclave più lungo della storia

In passato, la tradizione voleva che la città in cui moriva il Papa avrebbe ospitato il conclave per eleggerne uno nuovo. Era la città a finanziare il conclave, operazione costosa per le tasche dei cittadini anche perché consisteva in riunioni diurne. Se alla fine della giornata i cardinali non riuscivano a prendere una decisione, se ne tornavano a casa per riprendere, chessò, una o due settimane dopo.

Nel caso di Viterbo, cinque furono i Papi eletti (dal 1257 al 1281). Alessandro IV morì a Viterbo, gli successe Urbano IV (che morì a Perugia), a cui seguì Clemente IV che morì a Viterbo nel 1268. 1268, l’anno in cui ebbe inizio il conclave più lungo della storia, durato 33 mesi e un giorno. Venti i cardinali che si riunirono per decretare il nome del prossimo pontefice. I mesi passavano e si iniziò ad avere la sensazione, oltre a veder soffrire pesantemente le casse comunali, che i porporati non si stessero adoperando a sufficienza per arrivare ad una decisione. Al contrario, a detta di tanti i porporati sembravano più interessati a godersi la vita viterbese “a scrocco”.

Come sollecitarli? Semplice, si decise di chiuderli a chiave nel palazzo, prima, nella sala del Conclave poi. Nonostante dei 20 cardinali ne fossero rimasti 18 (uno morì e uno se ne andò in terra Santa), la decisione stentava ad arrivare, tanto da far affermare uno dei cardinali che sarebbe servito “lo Spirito Santo a illuminarli”. Volevano lo Spirito Santo? Presto fatto. Si scoperchiò una parte del tetto per favorire l’ingresso della luce santa! Non solo, i viveri iniziarono ad essere ridotti.

Che la fede prima di tutto, per carità, ma c’è un limite, no? Non vorremmo azzardare una conclusione superficiale, ma secondo noi lo stomaco brontolante fu la spinta necessaria a farli decidere perché il 1 settembre 1271 fu eletto Gregorio X, il quale si insediò l’anno successivo perché dovette rientrare dalla Terra Santa.

Palazzo dei Priori

Dal centro del potere religioso si passa a quello del potere politico, Palazzo dei Priori, in piazza del Plebiscito. In questo elegante palazzo è possibile visitare la Cappella Palatina e cinque sale, ognuna estremamente diversa dalle altre:

  • Sala della Madonna, dedicata alla Madonna della Quercia, con una serie di affreschi che ne raccontano la storia;
  • Sala Regia, dove si riunivano i membri dell’Accademia degli Ardenti, ideata da Petrarca a inizi ‘500. Sul soffitto in legno sono rappresentati, in modo non realistico ad eccezione di Bagnaia, i paesaggi dei castelli della Tuscia. La sala è riccamente decorata con elementi di fantasia derivanti dalle leggende di Frate Annio, frate Domenicano esperto in fake news – e manipolazione di scritti – sulla storia della città.
  • Sala del Consiglio, utilizzata ancor oggi per le sedute del Consiglio Comunale, decorata da Siciliano, esperto del chiaroscuro. Gli “uomini illustri” dell’epoca, come Ercole, Desiderio e Frate Annio, sono rappresentati sulle pareti con corpi robusti e muscolosi ma in pose piuttosto rigide.
  • Sala dei Paesaggi.
  • Sala dell’Aurora, una delle camere dei Priori.

La Cappella Palatina fu costruita per far sì che i Priori potessero recarsi a messa evitando di uscire dal palazzo. Dedicata alla Madonna, in uno degli affreschi del ‘700 sono presenti i nomi di tutti i Santi della città, compresa Santa Rosa. Peccato che sia Santa solo per i viterbesi perché, ufficialmente, ha (ancora) solo lo status di Beata.

Lasciando il piano nobile e tornando nell’atrio, godetevi il panorama, con la fontana attribuita (forse erroneamente) a Caparozzi e alcuni sarcofagi etruschi recuperati nelle necropoli nei dintorni della città. Poi visitate il Museo dei Portici, sede distaccata del Museo Civico, con due opere di Sebastiano del Piombo: “La Flagellazione” e “La Pietà”.

Palazzo dei Papi e Palazzo dei Priori: orari e giorni di apertura, biglietti

  • Giorni e orari di apertura: sia il Polo Monumentale Colle del Duomo che Palazzo dei Priori sono aperti tutti i giorni, dalle 10 alle 19.
  • Biglietti: Palazzo dei Priori costa €8 mentre il Polo Monumentale ha un ingresso di €9. In entrambi i casi le audioguide sono incluse.
  • Viterbo pass: include la visita a Palazzo dei Priori, il polo Monumentale (Palazzo dei Papi, Museo Colle del Duomo, sagrestia della Cattedrale), il Museo della Ceramica della Tuscia, il Museo Civico Rossi-Danielli (con audioguida), il Teatro dell’Unione (con audioguida) e il Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa. Il biglietto costa €18 (ridotto €16) ed è valido 6 mesi.

Il quartiere medievale San Pellegrino

Nel cuore del centro storico di Viterbo c’è un borgo. Sì, siamo consapevoli di utilizzare erroneamente questo termine ma quando ci si ritrova a gironzolare tra le vie e i vicoli del quartiere medievale San Pellegrino, la sensazione è quella di trovarsi in uno dei tanti splendidi borghi italiani. Palazzi, torri, zone unite da duecenteschi cavalcavia: un susseguirsi di edifici in peperino con il “profferlo”, una sorta di loggione sporgente tipico di questa zona che collegava, tramite una scala, il piano terra alla corte e serviva anche a scopo difensivo.

Situato sul percorso della via Francigena, si tratta di uno dei quartieri medievali più estesi d’Europa ed è perfettamente conservato. All’epoca chiamato vico Borgolungo, presenta ancora le strade con la pavimentazione originale e le volte a botte sopra i vicoli ad unire due edifici.

L’antica via San Pellegrino, la principale del quartiere, è costeggiata da edifici costruiti sul tufo, senza alcuna fondazione, e confluisce nell’omonima piazza e chiesa, una delle più antiche della città. Palazzo degli Alessandri, dal nome della potente famiglia guelfa, è uno dei luoghi simbolo del quartiere, rimasto intatto grazie a Papa Innocenzo IV. Sorte diversa per Palazzo Gatti, in parte distrutto per volere di Alessandro VI Borgia.

▶︎ Se siete amanti delle feste patronali, non perdetevi il Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, a due passi da piazza San Pellegrino, creato per celebrare e far conoscere questa importante ricorrenza che ogni anno, il 3 settembre, coinvolge tutta la città. Il museo è aperto dal mercoledì alla domenica, dalle 10:30 alle 13 e dalle 15:30 alle 18, con ingresso gratuito.

La chiesa del Gonfalone

La chiesa di San Giovanni Battista è conosciuta come chiesa del Gonfalone. Perché questo nome? Perché fu fatta erigere dall’omonima confraternita per conservare il gonfalone della città. Una confraternita nata nel 1264, che vantava, fra i fondatori, San Bonaventura da Bagnoregio e lavorava per raccogliere fondi per liberare i cristiani prigionieri dei turchi.

Esempio lampante dello stile barocco, raramente una chiesa ci ha colpiti come questa. Considerato che ci siamo capitati per caso, la sorpresa è stata ancora più grande.

Una volta entrati, è impossibile non rimanere a bocca aperta (e con il naso all’insù) di fronte agli affreschi del soffitto della navata centrale. Il soffitto può essere ammirato tridimensionalmente partendo dall’ingresso e andando verso l’altare. Così facendo, le colonne dipinte sembreranno muoversi e allungarsi contemporaneamente. Un effetto ottico che non abbiamo mai sperimentato in nessun altro luogo sacro.

chiesa del gonfalone soffitto viterbo
Soffitto della chiesa

Una delle opere di maggior importanza è lo stendardo processionale, opera di Giovanni Francesco Romanelli, riproduce sul davanti il battesimo di Cristo e sul retro Maria Santissima del Riscatto, detta anche Madonna del Gonfalone, con San Bonaventura. Custodito dietro l’altare, il davanti viene esposto rivolto verso la chiesa per tutto l’anno, ad eccezione del periodo dal 15 agosto al 1 novembre, quando viene esposto il retro.

Se avete voglia di cimentarvi in una sorta di caccia al tesoro, cercate il volto di donna che trapela dalle pennellate di finto marmo nella colonna di sinistra (guardando l’altare).

Viterbo sotterranea e il Museo dei Templari

Ebbene sì, scoprire i sotterranei delle città e le grotte ipogee sta diventando per noi una vera passione. Siamo partiti con le grotte più vicine a noi, in Emilia Romagna e nelle Marche, e adesso non ce ne facciamo scappare una! Anche la città di Viterbo cela nei suoi sotterranei una vera e propria città, oggi visitabile in minima parte.

Si tratta di un’area circoscritta visitabile sia in autonomia, con audioguida, sia con visita guidata, che vi condurrà nei sotterranei tufacei della città in un vero e proprio viaggio nel tempo, raccontato dalle stanze stesse che testimoniano come questi luoghi siano stati adibiti ad usi estremamente diversi tra loro.

In aggiunta alla visita sotterranea, è possibile immergersi nella storia dei Templari grazie al museo omonimo, il primo museo storico-didattico in Italia dedicato ai Cavalieri Templari. Elementi originali, riproduzioni fedeli di cimeli, è un percorso attraverso i 200 anni di storia templare, dalla fondazione dell’ordine fino alla sua dissoluzione.

  • Giorni e orari di apertura: tutti i giorni a partire dalle 10. Sito ufficiale (anche prenotazione): Tesori di Etruria.
  • Ingresso: visita con audioguida €4 (ridotto €2), con museo dei Templari €10 (visita guidata).

Rocca Albornoz – Museo Archeologico Nazionale

Rocca Albornoz, sede del Museo Archeologico Nazionale di Viterbo, fu creata nel 1354 dal Cardinale Albornoz, lo stesso prelato che fece edificare le rocche omonime a Spoleto, Orvieto, Narni, Sassoferrato e Forlimpopoli. Il museo ospita un’ampia sezione dedicata all’architettura etrusca nel viterbese, un magnifico mosaico con iscrizione in alfabeto etrusco, nonché “il ciclo delle Muse”, una decorazione scultorea e architettonica appartenente al teatro romano di Ferento, e la prestigiosa tomba della biga etrusca ritrovata ad Ischia di Castro. A coronare tutto questo patrimonio, il cortile e la fontana centrale del Bramante.

  • Giorni e orari di apertura: dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 19. Per eventuali variazioni consultate la pagina Facebook ufficiale.
  • Ingresso: biglietto intero €6 (ridotto €2).

Museo della Ceramica della Tuscia

A pochi passi da piazza del Plebiscito, all’interno di uno splendido palazzo del Cinquecento, si trova il Museo della Ceramica della Tuscia. La sua collezione permanente conta oltre 350 reperti, con pezzi risalenti al XII secolo fino al tardo rinascimento e barocco. Un’importante testimonianza, come nel caso di Faenza, di quanto la ceramica viterbese sia stata e continua essere un elemento cardine del territorio, nonché un modo di analizzare la storia della città attraverso i diversi tipi di decorazione.

  • Giorni e orari di apertura: dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15:30 alle 18:30.
  • Ingresso gratuito

Le terme gratuite di Viterbo

La Tuscia viterbese è famosa per le sue sorgenti termali all’aria aperta, a poca distanza dal centro storico. Le terme erano già ben note ad Etruschi e Romani, i quali ne apprezzavano le proprietà terapeutiche per la respirazione, la pelle, il metabolismo e l’apparato osteoarticolare. Non solo, anche Dante fu impressionato dalla loro grandiosità, tanto da citare quelle del Bullicame nel XIV canto dell’Inferno. Infine, come non citare i Papi, anch’essi estimatori delle terme viterbesi, in grado di curare reumatismi e il “mal della pietra”, o calcoli renali.

Esistono ovviamente degli impianti termali privati a pagamento ma Viterbo possiede anche due località, molto vicine tra loro, dove poter usufruire di terme libere. Le terme gratuite di Viterbo si trovano a soli 2,5km dal centro storico (link Maps) e sono:

  • le piscine termali del Bullicame, con una sorgente sulfurea che confluisce in due vasche (o pozze) dove poter fare il bagno tutto l’anno;
  • le piscine Carletti, con le sue due sorgenti di acqua a 58° che viene convogliata in diverse vasche.

Dintorni di Viterbo a mezz’ora di auto

A solo 30 minuti in auto da Viterbo, è possibile raggiungere e visitare una miriade di luoghi iconici della Tuscia viterbese. Dalle ville ai piccoli borghi, dalle abbazie alla street art, non farete fatica a trovare la soluzione che fa al caso vostro per completare un itinerario nei dintorni di Viterbo. Ecco alcune idee:

  • Basilica Santuario della Madonna della Quercia, a soli 2,5km da Viterbo;
  • Villa Lante a Bagnaia;
  • Vitorchiano;
  • Soriano nel Cimino;
  • Bomarzo e il famoso Parco dei Mostri;
  • Sant’Angelo di Roccalvecce con i suoi murales;
  • Celleno, il borgo fantasma;
  • Ronciglione e il lago di Vico;
  • Palazzo Farnese a Caprarola;
  • Vignanello;
  • Sutri;
  • Vetralla;
  • l’Abbazia Cistercense di San Martino al Cimino.

In collaborazione con Archeoares

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4 commenti

  1. Bella bella bella Viterbo, mi è piaciuta tantissimo (non si è capito) 😀 Purtroppo mi sono persa la parte sotterranea e il museo dei Templari, però ricordo che mangiai in una taverna con delle sale sotterranee scavate nella roccia che si chiamava proprio taverna dei Templari o qualcosa del genere. Mi sa che non c’è più. Non sapevo delle terme gratuite. E nemmeno delle belle donne, questa cosa mi è nuova! Ma colleghiamoci con le guance e con gli stinchi di Manager per saperne di più 😛

    1. Le guance e gli stinchi hanno subito diversi scossoni in 48 ore… Sarà anche per questo che i Papi amavano tanto Viterbo? 😜

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