Siamo sempre stati attratti dalle grotte e, quando siamo in viaggio, difficilmente ci facciamo sfuggire l’opportunità di visitarne una. Le grotte di Frasassi e la Gruta de las maravillas ad Aracena in Andalusia sono solo le ultime in ordine cronologico. Tuttavia, ci sono delle grotte a pochi chilometri da casa nostra, nell’entroterra di Rimini, che da tempo volevamo visitare e che, finalmente, siamo riusciti a vedere un paio di settimane fa: le grotte di Onferno.
Situate all’interno della Riserva Naturale Orientata di Onferno, le grotte di Onferno, scoperte nel 1916, sono “giovani”, appena 100.000 anni. Un complesso carsico che fa di questa zona, con i suoi 300 ettari, l’unica riserva naturale della provincia di Rimini.
Visitare le grotte di Onferno significa entrare in contatto con una realtà in continuo mutamento, dove non troverete la spettacolarità delle stalattiti e delle stalagmiti tipiche di Frasassi, perché è il gesso il materiale che qui fa da padrone. Un materiale friabile, soprannominato “pietra di luna” per il suo color argento, ma che permette al visitatore di toccare la grotta. Sì, bambini, avete capito bene, potete toccare le pareti della grotta senza che la signorina Rottermeier vi redarguisca.
Le grotte di Onferno e i loro abitanti
Nel corso dei decenni, le grotte di Onferno hanno (e continuano tuttora) ospitato sia umani che animali. Ci spieghiamo meglio. Quando ci riferiamo agli esseri umani, parliamo del periodo della seconda guerra mondiale, quando la grotta diventò il rifugio per gli abitanti di Gemmano, borgo completamente raso al suolo tanto da essere definito “la Cassino dell’Adriatico”, che qui si ripararono per sopravvivere ai bombardamenti. Circa 500 persone entrarono a piedi nudi nelle grotte e lì vi rimasero dal 26 agosto al 18 settembre 1944.
Per fortuna gli esseri umani che entrano nelle grotte oggi sono solo i visitatori che sperano di poter vedere dal vivo quelli che sono i cittadini onorari delle grotte: i pipistrelli. Le grotte di Onferno ospitano la più importante popolazione di chirotteri dell’Emilia Romagna, con ben 6 specie diverse che qui vivono e si riproducono.
Dimenticatevi i falsi luoghi comuni legati ai pipistrelli: questi minuscoli esserini non si attaccheranno ai vostri capelli, non sono ciechi e non vi succhieranno il sangue (per quello c’è Dracula!). Al contrario, riescono a vedere al buio e si nutrono di insetti. Pensate che riescono a papparsi circa 3.000 insetti a testa a notte! Ecco, non sappiamo voi ma con tutte le zanzare che abbiamo intorno a casa nostra, un pensierino ai pipistrelli lo abbiamo fatto (e non ditelo a manager, ma quando ero piccola avevo trovato un paio di pipistrelli proprio dietro casa).
La loro presenza a Onferno è dovuta al fatto che qui trovano l’habitat perfetto per vivere e riprodursi: all’ingresso delle grotte, infatti, la temperatura scende a circa 11 gradi, con un tasso di umidità del 98% (sconsigliamo appuntamenti dalla parrucchiera il giorno prima).
Curiosità
Visitare le grotte di Onferno non significa solo toccare con mano un patrimonio geologico unico ma anche godere di un paesaggio incredibilmente variegato, riserva protetta dal 1992. Le doline e le pareti rocciose, a seconda della stagione, permettono a bucaneve, orchidee, viole, alloro e pungitopo di fiorire e colorare il bosco.
Un paio di curiosità prima di darvi alcune informazioni utili per organizzare la vostra visita. La prima riguarda una specie tipica di questa zona, il borsolo: si tratta di una pianta i cui semi venivano usati in passato per creare i rosari.
La seconda riguarda il nome della zona: in origine il nome della località era Inferno, a testimoniare un luogo basso e oscuro per la presenza di grotte che si pensava, secondo la credenza popolare, portassero all’inferno. Solo agli inizi del 1900, il vescovo di Rimini decise di cambiare il nome in Onferno: sia mai avere nella propria diocesi un luogo con un nome del genere! “A stag a l’inferne” (vivo all’inferno) non era decisamente una frase a lui gradita 😅.
Visita guidata alle grotte di Onferno: informazioni utili
- Come raggiungere le Grotte di Onferno: uscite al casello autostradale di Cattolica e seguite le indicazioni per Morciano di Romagna, prima, e per Gemmano, poi. Una volta sulla SP18, potete scegliere tra due percorsi: nel primo caso, all’altezza di Osteria Nuova, girate a sinistra e seguite la strada ben segnalata, nel secondo procedete fino alla rotonda in località Molino Renzini e alla rotonda prendete la terza uscita. Da lì inizia una strada panoramica ma inizialmente piuttosto dissestata. Questa opzione vi farà risparmiare un po’ di tempo ma le sospensioni della vostra auto non vi ringrazieranno.
- Orari e costi: le grotte di Onferno sono aperte tutto l’anno, la visita guidata dura dai 60 ai 90 minuti e costa €10,00. Consultate la pagina Facebook per restare aggiornati su orari e aperture straordinarie e per effettuare la prenotazione. Il percorso, da maggio a settembre, è in parte limitato per salvaguardare la zona di riproduzione dei pipistrelli che diventa, appunto, off-limits.
- Abbigliamento consigliato: scarpe da trekking (abbiamo visto scivoloni niente male da parte di persone con scarpe a suola piatta) e un K-way o giacchetto impermeabile.
- Per gli amanti del trekking, ci sono ben 5 sentieri adatti a tutti che circondano e attraversano la riserva naturale. Due di questi sono il sentiero della memoria e il sentiero che conduce fino al Monte Croce.
In collaborazione con La Nottola
(Foto di copertina Canva)
10 commenti
Eppure, pur sapendo che la storia che i pipistrelli si attaccano sui capelli è pura invenzione, io ho sempre paura. Li temo mentre cammino per strada di sera, figuriamoci in una grotta! 😀 In realtà però ho apprezzato molto Frasassi e, non appena verremo a Rimini, mi segno queste.
Diciamo che non è come incontrare dei gattini 😂 Posso garantirti che all’interno della grotta non avrai problemi, si è muniti di casco e i pipistrelli non si avvicinano agli esseri umani.
Solo ora scopro che sui pipistrelli circolano tutte queste leggende metropolitane! Non conoscevo queste grotte sebbene abbia vissuto in Romagna per qualche tempo.
Purtroppo sono animali che sono stati e continuano ad essere protagonisti di leggende metropolitane che li hanno messi sempre a rischio. Fortunatamente la mentalità sta cambiando.
Io amo le grotte perchè ”nascondono” un passato e una storia davvero millenaria.. mi piace il fatto che si possano toccare le pareti della grotta..
Infine, mi avete dato una bellissima informazione riguardo il borsolo che non sapevo si trattasse di una pianta i cui semi venivano usati per creare i rosari!
Grotte come quelle di Frasassi sono senza alcun dubbio scenografiche ma anche quelle più “semplici” sanno dare tante emozioni e raccontano tante storie.
le grotte per me sono dei mondi a cui sto lontana ho il terrore dei luoghi chiusi e in particolare dei pipistrelli
In tal caso meglio preferire altre situazioni 😅
In questo periodo non vogliamo proprio sentir parlare di pipistrelli!!! 🙂
Dai, perché? 😂