Cosa vedere a Vitorchiano, il borgo sospeso, perla della Tuscia

Una delle tappe che più ci ha sorpresi del nostro on the road nella Tuscia viterbese è stata proprio Vitorchiano. A soli 10km da Viterbo, questo borgo fa meritatamente parte dei Borghi più belli d’Italia e delle Bandiere Arancioni del TCI.

Ciò che ci ha maggiormente colpiti non è solo il suo centro storico perfettamente conservato, bensì il fatto che sembri essere un tutt’uno con lo sperone di roccia lavica che lo sostiene. Non a caso viene soprannominato “il borgo sospeso”. La sua rupe in peperino, infatti, pare fondersi con le case – arroccate e a strapiombo – creando un’armonia perfetta dal colore grigio, con piccole macchie che tanto richiamano i grani del pepe.

👉 Curiosità: il peperino fu usato per i sarcofagi dagli Etruschi e nell’edilizia dai Romani ma ottenne grande successo tra artisti blasonati come Leon Battista Alberti.

Vitorchiano è un borgo sospeso, anche nel tempo: qui, Mario Monicelli girò alcune scene del film “L’armata Brancaleone”, trasformando il paese in un borgo fantasma vittima della peste, ed Escher, nel 1925, realizzò una xilografia dal titolo “Vitorchiano nel Cimino”.

Vitorchiano e Roma: un legame indissolubile

Sebbene già abitato dall’età del bronzo e in epoca longobarda ed etrusca, è con i Romani che il borgo assistette ad un forte sviluppo. Nel 1199, intenzionati a liberarsi dall’assedio dei Viterbesi, Vitorchiano chiese aiuto a Roma, la quale lo liberò in cambio di obbedienza e servigi: un piccolo esercito a difesa del territorio inviato quando necessario a patto che, ogni anno, 10 giovani venissero inviati al servizio del Campidoglio.

Il fatto di diventare feudo romano non placò le pretese territoriali di Viterbo, la quale continuò ad attaccare il paese fino a distruggerlo nel 1232. Il Senato romano non era più in grado di sostenere le spese di ricostruzione e, in accordo con il tesoriere Giovanni Annibaldi, cedette il paese alla famiglia che si fece carico degli oneri. Sfortunatamente, il dominio degli Annibaldi non fu proprio una passeggiata: le mura furono ricostruite rendendo il paese praticamente inattaccabile ma i Vitorchianesi mal sopportarono il loro governo. Nonostante le numerose richieste di aiuto a Roma andate a vuoto, i cittadini di Vitorchiano non si arresero e decisero di rimborsare gli Annibaldi delle spese sostenute per liberarsi di loro. Ogni cosa di valore fu venduta pur di mettere insieme la somma necessaria.

Nel 1267 Vitorchiano era libera e Roma aveva iniziato a perdere le speranze di potersi riappropriare del paese. D’altronde, non è che la capitale si fosse proprio comportata benissimo! Ma ecco il colpo di scena. Vitorchiano decise di fare atto solenne e formale di sottomissione a Roma la quale nominò il paese “Terra Fedelissima all’Urbe”, concedendogli l’autorizzazione ad aggiungere la sigla S.P.Q.R. allo stemma comunale, ad adottare la Lupa Capitolina come simbolo e usare il motto “Sum Vitoclanum catsrum membrumque romanum”, ossia “Vitorchiano, castello e parte di Roma”. Il privilegio maggiore, tuttavia, consistette nel fornire, ogni anno, uomini per la guardia capitolina, chiamati “i Fedeli di Vitorchiano”. Ancora oggi, il paese rispetta questo patto, detto fidelato, e la Guardia del Campidoglio indossa i costumi, secondo la tradizione disegnati da Michelangelo, in occasione di eventi ufficiali.

Questa lealtà nei confronti di Roma è valso a Vitorchiano il soprannome di “paese dei fedeli”. Una famosa iscrizione a celebrazione di questo si trova su un fascione di peperino: “Virtus ignem ferrum aurum libidinemque virtus”, “La virtù vince le passioni, le ricchezze, gli eserciti”.

Cosa vedere a Vitorchiano dentro e fuori il centro storico

Vitorchiano balza agli occhi non solo per la rupe sulla quale è arroccato, ma anche per la doppia cinta muraria perfettamente conservata e le sue viuzze che, in primavera e in estate, esplodono di colore grazie ai fiori che adornano tutte le case.

👉 I primi di giugno, il borgo si trasforma in una bomboniera fiorita grazie alla manifestazione “Peperino in fiore”. Centinaia le composizioni e gli allestimenti floreali a tema ad abbellire piazze, muri delle case, balconi e vicoli.

Entrando da Porta Romana, l’unica del paese, si percorre via Arringa che conduce alla piazza del Comune dove, in passato, ci si riuniva e si discuteva di argomenti di interesse comune.

Il borgo medievale è caratterizzato dalla presenza di palazzi privi di intonaco, dei profferli (scale esterne ad una rampa che conducono all’accesso della casa e sostenute da archi a sesto ribassato), dei portali decorati dei palazzi nobili e delle fontane a fuso. Passeggiando lungo i suoi vicoli ci si può soffermare ad ammirare la natura circostante grazie ai numerosi punti panoramici e nei suoi ristoranti, assaggiare le specialità locali – castagne, nocciole, funghi, salumi e formaggi – è un obbligo morale.

Passeggiare a Vitorchiano significa immergersi in uno dei borghi meglio conservati della Tuscia. Un borgo dove, nel 1250, trovò esilio Santa Rosa, che qui compì due miracoli: restituì la vista mediante la preghiera e l’apposizione delle mani ad una ragazza di nome Delicata e convertì un’eretica mediante la prova del fuoco.

Tra i luoghi da scoprire in un giro a piedi nel borgo antico di Vitorchiano vi consigliamo:

  • Piazza Roma, dove si trova il palazzo comunale con la Torre dell’orologio, la chiesa di Sant’Antonio Abate (dove le confraternite custodiscono gli apparati per le processioni) e la fontana a fuso. Quest’ultima, costruita nel XIII secolo in peperino, rappresentava un luogo di socialità ed è caratterizzata dalla rappresentazione dei 4 Evangelisti: il leone (San Marco), il vitello (San Luca), l’aquila (San Giovanni) e l’angelo (San Matteo). Presenta altresì 4 stemmi araldici, uno dei quali è quello di Roma con il (meritato) acronimo S.P.Q.R.
  • Via Ugolini e la casa del Rabbino: testimonianze della presenza di una comunità ebraica nel paese.
  • La chiesa della SS. Trinità, conservante un’urna con le spoglie di Sant’Amanzio e “L’Annunciazione” di Valentino Pica.
  • La chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, completamente costruita in peperino e un notevole campanile gotico a tre ordini.
  • Le case del vescovo e della maga.

Fuori dal borgo medievale, tre sono le tappe da non perdere:

  • il Santuario dedicato a San Michele Arcangelo, protettore del paese. Qui, ogni anno, l’8 maggio, si svolge la “Poggiata”, la processione a cui partecipano diverse confraternite.
  • Il Centro botanico Moutan, 15 ettari di giardino con la collezione di peonie arboree ed erbacee più rara e vasta al mondo. Pensate che si contano oltre 250.000 piante. Il centro è aperto durante i mesi della fioritura, indicativamente aprile e maggio. Sul sito ufficiale tutte le date e gli orari aggiornati.
  • Il Monastero delle Trappiste, dove acquistare marmellate eccellenti di ben 25 gusti diversi.
  • Il Moai, l’unico al mondo al di fuori dell’Isola di Pasqua. Scolpito con asce e pietre dalla famiglia ATAN, originaria di Rapa Nui, nel 1990, è alto ben 6 metri. Dal piazzale dove è stata collocata l’opera si gode una vista spettacolare sul borgo.

Cosa vedere nei dintorni di Vitorchiano

Nei dintorni di Vitorchiano, anche a pochissimi chilometri, è possibile visitare luoghi unici e molto diversi tra loro. Dalle faggete alle ville storiche, passando per l’affascinante Viterbo, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Se avete voglia di guidare un po’ di più, vi abbiamo inserito anche alcune tappe in Umbria, nella vicina provincia di Terni:

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