Celleno, il borgo fantasma della Tuscia viterbese

Se cercate un piccolo gioiellino da inserire in un itinerario on the road nella Tuscia viterbese o una destinazione per una gita fuori porta nel Lazio, Celleno merita un posto sul podio.

Circondato da un paesaggio rurale, in cui spiccano ciliegi, viti e olivi, questo borgo sorge ad appena 350m di altezza ed è abbarbicato su uno sperone tufaceo che, sfortunatamente, subisce la stessa progressiva e lenta erosione della vicina Civita di Bagnoregio, minandone la stabilità. Nel cuore della Teverina, o Valle del Tevere, Celleno si trova a poca distanza dal lago di Bolsena e quello di Alviano ed è comunemente definito un “borgo fantasma”. Una definizione parzialmente vera, poiché si riferisce alla Celleno Antica, di fatto l’attrazione turistica principale e nucleo originario del paese. I diversi terremoti che colpirono la zona, infatti, spinsero gli abitanti a trasferirsi a pochissima distanza (1,5km) dal vecchio borgo per creare un nucleo abitato più sicuro.

Breve storia di Celleno Antica

Per comprendere meglio il borgo antico, è utile fare un breve excursus storico sulle origini del paese. Origini non definite perché, ancor oggi, non si conosce la data esatta della sua fondazione. L’unico dato certo viene fornito da Dioniso d’Alicarnasso, il quale sostiene che la città fu fondata, ben prima dell’assedio di Troia, da Italo, discendente di Enotro, in memoria di sua figlia Cilenia. Il nome del paese pare abbia origine da questa leggenda. Quelli meno affascinanti dalle leggende sostengono, invece, che il nome derivi da cella, nel senso di grotta o cavità, poiché ne è ricco il sottosuolo. Non sappiamo voi, ma a noi piace pensare al lato emotivo e romantico della storia e preferiamo la prima versione.

👉 Curiosità: Se siete amanti della mitologia greca, allora saprete che Celeno era una delle tre Arpie, figlie di Elettra e Taumante. Il fatto che la figura di un’arpia sia raffigurata nello stemma comunale avvalora le origini greche del paese.

Alcuni ritrovamenti testimoniano l’esistenza di un nucleo abitato nel VII secolo a.C.. Durante il periodo etrusco, Celleno fu un’importante via di comunicazione. Nel 264 a.C. fu sottomessa al dominio dei Romani i quali, nonostante i saccheggi, riconobbero il ruolo strategico del paese e non lo distrussero. Al contrario, ne ampliarono la rete viaria circostante, trasformandola in una località chiave per i traffici diretti verso Montefiascone e Roma.

Vittima delle incursioni di Goti e Longobardi, nel 774 d.C. Carlo Magno la riconsegnò alla Chiesa, la quale ne “trasferì la proprietà” ai Monaldeschi della Cervara, diventando uno dei bersagli delle lotte tra Guelfi e Ghibellini (Orvieto vs Viterbo). Il borgo iniziò a godere di un periodo di pace solo diventando un’enclave di Viterbo. Una pace che durò fino al 1329, quando le truppe di Orvieto, capeggiate dal cardinal Orsini, se ne riappropriarono, tornando sotto il controllo della Santa Sede, causandone tuttavia il declino dal punto di vista commerciale.

Vi abbiamo già parlato del fatto che Celleno subì diversi terremoti. Il primo nel 1696, talmente devastante da formare, con tutta probabilità, la valle alle porte del borgo antico, il secondo nel 1885, quando ben 55 scosse provocarono il definitivo trasferimento degli abitanti nella vicina località Le Poggette.

Nel mezzo dei due eventi sismici, Celleno pagò un significativo tributo di sangue durante una battaglia per contrastare la dominazione francese nel 1789 e, giusto per non farsi mancare nulla, anche un’epidemia di febbre petecchiale. In pratica, il paese conquistò una sorta di tranquillità solo con l’adesione al Regno d’Italia nel 1870.

Cosa vedere a Celleno Antica

La visita alla Celleno Antica non può che iniziare dal Castello Orsini, signori feudali del paese, all’ingresso del borgo stesso. Particolarmente suggestivo, è circondato da un fossato e vi si accede superando un ponte ad un’unica arcata (o da Piazza del Mercato). Il castello è impreziosito anche da una imponente torre di guardia ed è, senza alcun dubbio, l’edificio più affascinante del borgo.

Una volta superato il portale d’ingresso, si entra nel cuore del borgo antico, dove sfortunatamente la maggior parte degli ambienti non è visitabile. Le abitazioni e i palazzi, in tufo rosso e senza intonaco, sono in gran parte diroccati, con zone franate che hanno creato una serie di cunicoli che collegano le varie zone del castello. Questo senso di immobilità viene momentaneamente smorzato quando ci imbattiamo nell’“angolo del bacio”, un simpatico spazio decorato con fiori dove scambiarsi un bacio e farsi una foto.

Passeggiare tra le viuzze dell’antico abitato, in assoluto silenzio, permette di gustarsene la storia, di ammirarne il paesaggio circostante, caratterizzato dai calanchi, di fare un viaggio nel tempo nelle tradizioni del paese. Nella piazza principale, si erge la seicentesca chiesa di San Carlo, dove è allestita la mostra “Le macchine parlanti”, un percorso espositivo voluto da Mario Valentini sulla prima tecnologia sonora e audiovisiva. Collezionista da sempre, qui espone alcuni dei 150 esemplari di sua proprietà, tra cui fonografi, grammofoni e televisori.

Gironzolando lungo il perimetro del castello vi imbatterete nei resti dell’antica chiesa di San Donato. Costruita intorno all’anno 1000 in stile romanico, subì diversi rifacimenti in seguito ai terremoti ma oggi si presenta come rudere di cui resta un portale romanico-gotico in pietra basaltica. Proseguendo su via Maggiore e via della Piazzarella, raggiungerete il Belvedere, con un breve percorso con vista sulle colline e i calanchi circostanti (in compagnia di tante pecorelle) che vi permetterà di raggiungere il lato est del castello. In una giornata nuvolosa come quella della nostra visita, il vento accompagnerà i vostri passi e vi farà sentire, per un istante, in Scozia (forse la presenza dei cardi ha avuto il suo ruolo nel mio immaginario 😆).

A conclusione del giro, non vi resta che fare capolino nelle varie celle che ospitano reperti archeologici e oggetti simbolo della civiltà contadina. Potrete osservare un antico forno, le stalle, le cantine dove si conservava il vino, attrezzi agricoli, la bottega del calzolaio, una cucina: un piccolo museo gratuito per un vero e proprio salto indietro nel tempo, accompagnati dalla mascotte del paese, l’asina Gina! Tra i ritrovamenti principali spicca l’antico butto etrusco, serbatoio idrico prima e immondezzaio domestico poi, che ha permesso il ritorno alla luce di numerose ceramiche medievali e rinascimentali, vasi e un glirarium, un contenitore in terracotta che veniva utilizzato per l’allevamento dei ghiri ad uso alimentare. Ebbene sì, i ghiri erano apprezzati sia in epoca etrusca che romana.

Fuori le mura, merita un tappa la chiesa di San Rocco, protettore contro epidemie e pestilenze, all’interno della quale si trova un crocifisso ligneo della fine del ‘400. Infine, il Convento francescano di San Giovanni Battista, risalente al XVII secolo, oggi centro turistico-culturale e struttura ricettiva, con una pregevole cappella, un coro ligneo del ‘600 e un chiostro affrescato. Le mura di cinta del convento (lungo via Roma) oggi sono state trasformate in un “muro narrante”, con tavole pittoriche sulle vicende storiche del convento.

Curiosità su Celleno

Passeggiando tra i vicoli ci siamo imbattuti in un simpaticissimo signore che, avendo capito che eravamo turisti, ha pensato bene (e di questo gliene siamo ancora grati) di raccontarci alcune chicche sul borgo.

  • Celleno è famosa per le sue ciliegie e nel mese di giugno, in occasione dell’annuale sagra, organizza una gara di sputo al nocciolo della ciliegia. La gara prevede l’utilizzo di noccioli rigorosamente di ciliegie di Celleno. Ad oggi, il record risale al 2018, detenuto da Mauro Chiavarino, in grado di raggiungere 22,80 metri.
  • Sempre a Celleno è stata creata la “crostatona“, ben 20m di crostata con oltre 60kg ci marmellata di ciliegie.
  • La prossima volta che ci lamentiamo del segnale debole del cellulare, ricordiamoci che l’acqua corrente arrivò a Celleno solo nel 1958. Prima di quell’anno, gli abitanti si rifornivano presso fonti esterne.

Cosa vedere nei dintorni di Celleno

Il borgo fantasma di Celleno si trova a pochi chilometri da numerose altre tappe note della Tuscia viterbese. Ecco alcune idee per organizzare un itinerario al bacio!

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