Il territorio delle Alte Marche è una zona dell’entroterra marchigiano protetta dai Monte Catria e Nerone, all’interno della quale si estendono nove comuni dal passato glorioso, con una storia millenaria. Uno di questi comuni è Arcevia, una cittadina che conserva ancor oggi il suo impianto medievale e la cinta muraria del ‘400.
Chiamata “la perla dei monti” proprio per la bellezza del suo centro storico e per la sua posizione panoramica, vede parte del suo territorio ricadere nel Parco Naturale Regionale della Gola Rossa e di Frasassi, il luogo ideale per delle escursioni spettacolari, come quella del Foro degli Occhialoni.
Indice
Cosa vedere ad Arcevia in mezza giornata
Un tempo “Rocca Contrada”, Arcevia, sin dal Medioevo, conquista il ruolo di una delle città più importanti della zona, acquisendo borghi murati e diversi territori. Visitare Arcevia è possibile anche in mezza giornata poiché il centro storico, racchiuso tra le mura quattrocentesche, non è molto esteso e i luoghi di interesse sono tra loro molto vicini.
Un itinerario a piedi che si rispetti non può non includere una passeggiata lungo Corso Mazzini, la via principale che collega le estremità occidentale ed orientale del paese. Lungo il viale, in piazza Garibaldi, si affaccia il Palazzo Comunale, un edificio del ‘200 affiancato da un’imponente torre. A pochi metri dalla piazza, in una vietta laterale, è impossibile non rimanere incantati di fronte al murale di Federico Zenobi, in arte Kor1, artista jesino particolarmente operativo nel borgo dei murales artistici di Cacciano.
Non vi è alcun dubbio che il sito artistico più importante sia la Collegiata di San Medardo, dedicata all’omonimo patrono. All’interno della chiesa seicentesca, infatti, sono custodite preziose opere di Signorelli e di Giovanni e Fra Mattia Della Robbia. Impossibile, ammirando l’Altare della Madonna dei Miracoli in terracotta invetriata, non riconoscere lo stile dei Della Robbia, conosciuto per la prima volta a Montecassiano.
Proseguendo lungo Corso Mazzini, lasciandovi la Collegiata alle spalle, raggiungete Porta Santa Lucia e prendete il vicolo a sinistra che vi condurrà al belvedere con la chiesa di San Rocco. Da lì, percorrete via delle Mura fino all’ex convento dei Cappuccini e al Giardino Leopardi.
La via è molto panoramica e offre viste mozzafiato su Monte Sant’Angelo. Sempre da lì riuscirete a vedere il Santuario di Santa Maria delle Grazie e il lago creatosi nell’ex cava Mancini. Inoltre, uscendo attraverso la Porta Sant’Agostino, sulla sinistra troverete la piccola chiesetta omonima da cui si diramano due sentieri, uno che conduce al Santuario e l’altro chiamato del “Ponte del Goro“.
Merita una sosta anche il complesso conventuale di San Francesco, ospitante il Museo Archeologico Statale, con un’opera contemporanea di Edgardo Mannucci al centro del chiostro, la piccola chiesa di Sant’Agata e Palazzo dei Priori con il Teatro Misa all’ultimo piano.
I 9 castelli di Arcevia: itinerario e mappa
I nove castelli di Arcevia, tra il ‘200 e il ‘400 divennero dei presidi strategici e militari di fondamentale importanza per la difesa de territorio e della città stessa. Ancora oggi conservano lo stesso assetto urbanistico e le cinte murarie medievali e formano una sorta di anello intorno ad Arcevia.
Ed è proprio compiendo un giro ad anello che è possibile visitarli tutti, anche perché le distanze tra uno e l’altro sono davvero irrisorie. Non importa che partiate dal castello più ad ovest o da sud-est: l’itinerario non cambia. Noi, dopo aver visitato Arcevia, abbiamo iniziato il giro dei castelli partendo da quello a sud:
- Avacelli
- Castiglioni
- Piticchio
- Montale
- Loretello
- Nidastore
- San Pietro in Musio
- Palazzo
- Caudino
Il castello di Avacelli (e le sue leggende)
Avacelli fu, nel Medioevo, un importante presidio militare e oggi si presenta come un castello in perfette condizioni all’interno del territorio del Parco Naturale Regionale della Gola Rossa e di Frasassi. Oltre alla chiesa di San Lorenzo, è la chiesa di Sant’Ansovino, appena fuori l’abitato, a destare una certa attenzione e curiosità, soprattutto per le leggende che la riguardano.
Si narra, anche a causa della presenza sulla facciata di una nicchia contenente una lastra di pietra con su scolpita la croce astile circondata da sei sfere, che ad Avacelli vivessero dei Cavalieri Templari. Ad ulteriore testimonianza di ciò, nel 1308, Papa Clemente V ordinò ai vescovi di Jesi e Fano di inquisire contro i Templari, in particolare quelli appartenenti alla “magione di S.Ansovinii della fossa de l’omo morto”. Tale fosso, presente sotto la chiesa, pare abbia acquisito il nome “de l’omo morto” perché un tale, dopo una serata da leoni, cadde nel fiume all’altezza di un mulino morendo annegato.
Un’altra leggenda vede la presenza di un antico tesoro sepolto sotto la vetta di un piccolo monte vicino a Sant’Ansovino. Furono condotte ricerche ed effettuati numerosi scavi ma solo un gruppo di gente sembra trovò qualcosa. Secondo quanto raccontato dal signor Cesaretti, custode delle chiavi della chiesa, una volta dissotterrato il bottino, un ragazzino si presentò al gruppo mettendoli in guardia che se non avessero rimesso tutto a posto e si fosse svegliato il nonno sarebbero sorti dei grossi guai. Il ragazzo sparì subito dopo, seguito da una tromba d’aria che spazzò via tutti i membri del gruppo tranne uno che, da quel giorno, perse senno e salute.
Il tesoro fece gola anche ad un contadino che visse, per un periodo, nella casa adiacente la chiesa. Si convinse della presenza del bottino all’interno della croce astile sopra il portale e decise, dunque, di aprirla a metà (la spaccatura è ancora visibile). L’oro non lo trovò, in compenso si accaparrò una pigna in terracotta.
Il castello di Castiglioni
Il castello di Castiglioni ha la classica forma allungata, con una strada che taglia in due il piccolo borgo e due porte di accesso, una neoclassica dell’Ottocento e una del Quattrocento con annesso campanile. Il borgo è molto pittoresco e maggiormente vissuto rispetto agli altri castelli, il che lo rende una tappa dove soffermarsi un po’ di più e godere di paesaggi incantevoli.
Il castello di Piticchio
Il castello di Piticchio è senza alcun dubbio uno dei più belli e scenografici. Si inizia dalla porta ottocentesca di accesso che precede quella originale, con arco a sesto acuto e torre dell’orologio annessa, pochi metri dopo. Passeggiare lungo le mura quattrocentesche, seguendo il camminamento di ronda, delizia gli occhi con panorami favolosi, fatti di colline che cambiano colore con il passare delle ore.
👉 Noi siamo stati sfortunati e non siamo riusciti a visitarlo ma siamo convinti che il Museogiocando, con la sua collezione di giocattoli, trenini e macchinine, meriti una sosta. Giusto per tornare bambini!
Il castello di Montale
Quando si arriva al castello di Montale, le sue mura in laterizi fanno presagire una tappa piuttosto interessante. Peccato che una volta entrati all’interno del borgo le aspettative vengano disattese. Poiché si tratta di castelli solo in parte disabitati, dispiace constatare lo stato di diversi edifici che, è inutile negarlo, impattano negativamente sull’aspetto dell’abitato.
Il castello di Loretello
Dei nove castelli di Arcevia, quello di Loretello è il più antico. Risalente all’anno Mille, fu costruito dai Frati Camaldolesi di Fonte Avellana. La porta di accesso si presenta con un ponte ripido e, dal lato opposto, un imponente ed elegante torrione circolare domina le colline. Nella piazza principale, cuore del paese, si trova il museo della civiltà contadina e le sue mura testimoniano un passato affascinante.
Loretello è un borgo delizioso, uno di quelli dove ti viene voglia di fermarti e goderti un aperitivo al tramonto seduti ad ammirare la campagna marchigiana.
Il castello di Nidastore
Il suo nome, Nidastore, deriva dal latino Castrum Nidi Austoris, ovvero “castello del nido dell’astore”, un grande uccello rapace usato per la caccia la cui figura compare ancor oggi nello stemma del paese. Nato intorno al 1200, la sua storia è piuttosto interessante e vede come protagonisti il mondo ecclesiastico e i signorotti della zona.
Di proprietà del vescovo di Fossombrone fino al 1462, il castello di Nidastore vide, nel 1431, gli abitanti del paese porre fine al diritto ius primae noctis da parte del nipote del vescovo, il Conte Raniero di Taddeo, padrone del territorio, uccidendolo e gettandone la testa nel pozzo del castello. “I mariti, a lungo andare si stancaron”, per dirla con le parole dello scritto presente all’interno dell’Osteria Nido dell’Astore.
Appresa la sorte del (despota) nipote, il vescovo non sfoderò il suo sorriso migliore ma concesse la proprietà dei beni agli uomini di Nidastore sia come sorta di risarcimento, sia come diritto alla successione. Che il nipotino, con questa storia dello ius primae noctis, aveva diversi figli sparsi per il paese! Il lascito servì per realizzare opere di pubblica utilità nonché una comunanza agricola per amministrare le proprietà.
Il castello di San Pietro in Musio
Un piccolo castello degli inizi del ‘200 dalla cinta muraria ancora ben conservata, San Pietro in Musio è il secondo castello che non ci ha entusiasmati (anche se i tanti gatti incontrati gli hanno fatto conquistare qualche punto 😜). Vale la pena sottolineare la presenza di un affresco raffigurante San Pietro su una parete del castello, realizzata dal maestro Bruno d’Arcevia.
Il castello di Palazzo
Il castello di Palazzo fu fondato da Rocca Contrada (l’attuale Arcevia) alla metà del ‘300 e la sua particolarità risiede nel fatto che è interamente costruito in pietra. Adagiato su un costone roccioso del Monte Caudino, Palazzo è un castello abbarbicato sul colle, dove il vento fa sentire ben forte la sua presenza, meritandosi l’appellativo di “castello in aria”.
Anche il ricordo della vita dei minatori si sente chiaro e forte. La piazza principale è a loro dedicata e una grande targa ricorda tutti quelli che hanno lavorato nella vicina miniera di zolfo di Cabernardi. A tal proposito, prima che la società Montecatini, che gestiva la miniera, istituisse il servizio di corriera, i minatori erano costretti a percorrere a piedi ben 9km (sola andata) per recarsi al lavoro.
👉 Dal diversi anni è possibile ripercorrere, con una camminata di circa due ore, “gli stradelli dei minatori”, da Palazzo di Arcevia a Cabernardi.
Il castello di Caudino
Il castello di Caudino è l’ultima tappa di un itinerario davvero particolare. Caudino è davvero piccolo, con una porta di accesso con arco a tutto sesto e abitazioni in pietra calcarea. Teatro di un’aspra battaglia tra Guelfi e Ghibellini nel XIV secolo, è un gioiellino che, con i colori autunnali, regala vere e proprie cartoline.
Cosa vedere nei dintorni di Arcevia
Se intendete organizzare una giornata fuori porta, Arcevia e i suoi 9 castelli sono il programma ideale per trascorrere ore circondati da storia e natura. Se avete a disposizione più tempo, in meno di un’ora potrete raggiungere e scoprire tantissime zone, sia che siate amanti dei borghi che del trekking. Ecco alcune idee:
- Sassoferrato, magari con un’escursione sul Monte Strega;
- Cabernardi, con la visita alla storica miniera di zolfo;
- Il Parco Naturale Regionale della Gola Rossa e di Frasassi, una zona ricca di natura e borghi da non perdere come Genga e Serra San Quirico;
- Corinaldo, uno dei borghi più belli d’Italia nelle Marche;
- Cupramontana, con la visita all’Eremo dei Frati Bianchi.