3 luoghi insoliti da visitare a Rimini

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Rimini è da sempre sinonimo di spiagge, divertimento e vacanze estive. E se vi dicessimo che la Rimini che più amiamo non ha nulla a che vedere con questo? Tanti i post che sono stati scritti sul centro storico di Rimini, con la sua impronta prettamente romana, dove si sottolinea – giustamente – la bellezza di luoghi come Castel Sismondo, il nuovo Teatro Galli, il Ponte di Tiberio, l’Arco d’Augusto o ancora il Tempio Malatestiano e l’ormai super instagrammato borgo San Giuliano.

Ebbene, di tutti questi luoghi vi abbiamo parlato nel nostro post “Rimini come un local”. Oggi vi porteremo con noi alla scoperta di tre chicche del centro storico di Rimini che in pochi conoscono: la Biblioteca Gambalunga, l’Oratorio di San Giovannino e Palazzo Ripa.

La Biblioteca Gambalunga

L’esistenza della biblioteca Gambalunga si deve ad Alessandro Gambalunga, un cognome noto ai riminesi nonostante in tanti ne ignorino la storia. Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di raccontarvi – in breve – la sua storia, perché possiate comprendere a pieno l’importanza del legame che unisca la biblioteca al suo fondatore.

Alessandro Gambalunga e il “publico comodo, utile et honore”

Nato nel 1569 e morto nel 1619, fu grazie a lui che nel 1610 fu posata la prima pietra di quella che sarebbe diventata, settantamila scudi e quattro anni dopo, la sua dimora e biblioteca. Un personaggio singolare, dalle origini non nobili (nonno mastro muratore e padre commerciante di ferro) ma che decise di prendere una laurea in diritto civile e canonico per poter comprare il patriziato e sposare Raffaella Diotallevi, una delle donne più influenti ed appartenente ad una delle casate più illustri della Rimini del tempo (una Ferragni del Cinquecento insomma!). Ora, il titolo nobiliare ce l’aveva, finanziariamente non poteva di certo lamentarsi, perché non buttarsi in politica e magari accaparrarsi il titolo di podestà? E dire che gli fu proposta la carica ma egli preferì rifiutarla (cosa impensabile al giorno d’oggi!).

biblioteca civica gambalunga rimini

La biblioteca iniziò a dotarsi di testi provenienti prevalentemente da Venezia, successivamente rilegati all’interno del palazzo (in pergamena tinta chiara, tinta neve e marocchino, impreziositi dallo stemma di famiglia sulla copertina e da una nota di possesso o un motto sul retro) ed infine messi a disposizione di chiunque volesse consultarli. Testi di diritto, classici greci, latini e della letteratura italiana, trattati, manuali scientifici e di teologia e perfino testi al tempo censurati dalla Chiesa, acquisiti tramite l’ottenimento di una bolla papale: chi frequentava la biblioteca doveva trovare una scelta quanto più ampia possibile di testi. Il fatto di garantire, anche dopo la sua morte e in mancanza di eredi diretti, un uso pubblico e collettivo della biblioteca lo spinse, nel 1617, a recarsi da un notaio a Pesaro e redigere un testamento dove si ordinava:

  • il trasferimento della proprietà della prima biblioteca civica e pubblica d’Italia alla città di Rimini;
  • l’assunzione di Michele Moretti in qualità di bibliotecario (restò in carica per trent’anni), con uno stipendio annuale di cinquanta scudi. Nessuno, nemmeno eventuali eredi, avrebbe potuto limitarne doveri e poteri, tra i quali la scelta dei libri di acquistare e l’obbligo di mantenere l’uso pubblico della biblioteca;
  • la dotazione di trecento scudi annui per l’incremento, la rilegatura e il restauro dei libri.

Alessandro Gambalunga aveva una forte attenzione per il bene pubblico e un’incredibile fiducia nella forza della cultura per il riscatto dell’uomo. Una cultura che si respira attraversando le sue sale, così come unico e a tratti intenso è il profumo che i suoi antichissimi volumi emanano. Una cultura che doveva e resta ancor oggi a disposizione di chiunque a patto che, come recita una lapide prevista dallo stesso Gambalunga, non vengano sottratti libri, pena un anatèma.

Le sale della Biblioteca Gambalunga

Tre sale seicentesche, una delle quali dotata di un passaggio segreto che collegava tutti i piani del palazzo celato da libri finti e da scansie chiuse da grate metalliche a protezione dei testi “proibiti”, una sala del Settecento, dagli arredi più chiari e luminosi, dove si trova ancora l’edizione del 1758 dell’Encyclopédie (uno dei libri proibiti che poteva essere consultato solo dai possessori di autorizzazione pontificia) e due mappamondi dove l’Emilia Romagna non compare a causa dell’usura da parte dei visitatori. Infine, una sala ottocentesca, detta sala des Vergers, creata per ospitare la biblioteca e le carte dell’antichista francese Vergers: circa 4.000 opere tra manoscritti, disegni, incisioni e volumi.

Chiesa di San Girolamo e oratorio di San Giovannino

Un complesso monumentale fortemente legato alla creazione della confraternita di San Girolamo e SS. Trinità, il tipico caso di edificio cittadino che in pochissimi notano e tantomeno conoscono. Il piccolo oratorio di San Giovannino fu creato nel 1782 su progetto dell’architetto Gaetano Stegani e si presenta al visitatore con un unico altare, alcuni dipinti raffiguranti la Madonna e tanti piccoli quadri su entrambe le pareti laterali raffiguranti scene della vita di San Girolamo. L’oratorio di San Giovannino è un luogo particolare, nel bel mezzo del centro storico di Rimini ma dove, una volta entrati, ci si sente come ovattati: e sì che dovrebbe essere la sensazione che si prova entrando in una qualunque chiesa ma sappiamo tutti che non è sempre così e il fatto che l’oratorio sia così piccolo fa sì che quel senso di privato sia ancor più intenso.

oratorio san giovannino

Rimini insolita e felliniana: Palazzo Ripa

E se vi dicessimo che a Palazzo Ripa si trova l’appartamento in cui la famiglia Fellini si trasferì dopo la nascita del maestro? Palazzo Ripa fu la prima residenza riminese della famiglia Fellini ed è uno splendido esempio di architettura ottocentesca del riminese.
Lo stesso Fellini ricordava così quel periodo:

La prima casa che io ricordo veramente è il palazzo Ripa. C’è ancora: è un palazzo sul Corso. Il nostro padrone di casa era sempre vestito di blu: l’abito blu, la bombetta blu e una gran barba bianca, come una divinità da blandire, da non irritare. Mia madre si asciugava le mani, mentre diceva: “Bambini, state fermi, c’è il signor Ripa”.

Ve lo immaginate Federico Fellini da bambino scorrazzare tra i cortili e le stanze di questo palazzo?

Scherzi a parte, danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, l’appartamento del piano nobile ha perduto gli affreschi dei soffitti ma ha conservato la cappella privata di famiglia con tanto di quadro del Guercino (dove vengono celebrati ancor oggi i matrimoni della famiglia Ripa) e i mobili originali veneziani del Settecento e in stile impero dell’Ottocento.

Tuttora abitato dalla famiglia Ripa, il palazzo non è visitabile ma è stato gentilmente aperto al pubblico in occasione delle giornate FAI, eventi sempre preziosi per conoscere ancor di più il proprio territorio. All’interno non è permesso fare foto.


Ora a voi la scelta: quale di questi luoghi preferite?

(Foto di copertina Michele Palma – Unsplash)

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6 commenti

  1. Io sono una patita di biblioteche – antiche e nuove!
    Quindi, mi fa sempre piacere scoprirne di sconosciute! Per esempio, lo scorso weekend sono andata a visitare la Biblioteca Malatestiana di Cesena, e mi è piacuta moltissimo!

    1. Ho sentito parlare della biblioteca malatestiana di Cesena, quasi quasi quando torniamo a casa a Natale ci facciamo un salto!

  2. Sembra carinissimo Palazzo Ripa con la sua cappella. Quando sono venuto lo scorso anno per il TTG mi sono preso un pomeriggio per scoprire Rimini, ma mi sono soffermato sui luoghi principali, dall’Arco fino a Borgo San Giuliano!

  3. Ho trascorso il ponte di Halloween a Rimini e l’ho adorata: la Domus del Chirurgo in pieno centro città è qualcosa di indescrivibile e così i colori di Borgo S. Giovanni!

    1. Per fortuna c’è qualcuno che apprezza Borgo San Giovanni, tutti sono innamorati di Borgo San Giuliano ma non è l’unica zona bella di Rimini. La Domus è incredibile, pensa che l’ho visitata in occasione di una rivisitazione storica con come protagonista un medico del tempo

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