Itinerario tra i borghi autentici dell’entroterra romagnolo

borghi forlivese

Vi è mai capitato di commettere l’errore di sottovalutare o di non accorgersi delle potenzialità della zona in cui vivete, o ancora di rendersi conto di quanto la propria terra manchi solo quando siamo lontani?

Il mio mese a Cheltenham in un summer camp, è stata l’ennesima dimostrazione, per me, che l’amore per la propria terra è un fattore tutt’altro che scontato e può crescere “in età tardiva”. Perché è bello viaggiare, è bello visitare posti nuovi, conoscere nuove culture, fare esperienze che a casa propria o non potresti fare o avrebbero un sapore del tutto diverso, è bello partire ma è altrettanto bello tornare.

E tornare a casa per me, significa tornare in Romagna, significa sentirmi sempre accolta. Ecco, se dovessi definire con una sola parola la mia Romagna, quella parola sarebbe sicuramente “accoglienza“. Da sempre sento accostare questo sostantivo alla Romagna ma, come si dice, finché non lo provi davvero non te ne rendi conto. Come dicevo, io, nella coppia, sono quella che l’ha riscoperta, vuoi per la vecchiaia che avanza, vuoi perché, come tutte le cose, le idee cambiano nel corso del tempo.

L’accoglienza romagnola

Durante il press tour nell’entroterra forlivese ho davvero (ri)vissuto sulla mia pelle l’accoglienza romagnola, della mia terra. Sono andata alla scoperta di borghi davvero autentici, di quelli che mi hanno fatto respirare quell’aria di comunità che da tempo mi mancava perché si sa, per chi vive sulla riviera romagnola, certe cose tendono ad affievolirsi con l’arrivo del turismo di massa estivo.

Ho inspirato a pieni polmoni l’aria pura e frizzante dell’Appennino, ho assaporato i sapori genuini della cucina di una volta, ho riscoperto il senso di comunità che per me era la normalità fino ad una ventina di anni fa. Un vero e proprio viaggio nel mio passato, dove l’accoglienza qui è ancora il cuore pulsante di un paese, dove gli abitanti, con orgoglio, mettono in mostra le bellezze del proprio territorio e non aspettano altro che raccontarti tradizioni, curiosità e storie magari seduti al bar, al riparo dal caldo estivo, bevendosi un buon caffè.

anziano premilcuore romagna
Premilcuore

Ho scoperto borghi dai ritmi lenti ma anche dalle grandi eccellenze enogastronomiche. Che in Romagna, non siamo famosi solo per l’accoglienza, eh? 😉Siamo onesti: se alla visita di un borgo uniamo un bel bicchiere di vino e piatti della tradizione, non siamo tutti più felici? Io direi di sì e confermo che un pranzo a Casa Artusi accompagnato da un calice di Sangiovese di Podere dal Nespoli mi hanno resa una persona molto felice!

Entroterra forlivese: borghi, natura ed artigianato nella valle del Bidente

L’entroterra romagnolo, in particolare quello forlivese, è un territorio ricco di storia e di natura tutto da esplorare. Io stessa non credevo che mi avrebbe colpita così tanto: di tutti questi paesi conoscevo a malapena il nome e qualche informazione sparsa qua e là. Adesso non vedo l’ora di tornarci per scoprirli più a fondo. Quello che mi ha affascinata di più? Difficile scegliere, ogni borgo ha una sua peculiarità, quindi ho deciso che per ognuno di loro vi racconterò quello che mi ha colpita maggiormente. Pronti?

  • Forlimpopoli: una deliziosa cittadina di origine romana (il cui patrimonio archeologico è oggi conservato all’interno del Museo Archeologico “Tobia Aldini”) in cui la trecentesca Rocca Ordelaffa si impone maestosa nel centro storico. Non è un caso tuttavia che Forlimpopoli venga definita “Città Artusiana”: qui nacque Pellegrino Artusi, padre della moderna cucina italiana e qui la sua cultura gastronomica del “mangiar bene” riecheggia in ogni angolo.
  • Premilcuore: da amante del trekking, non vi nego che Premilcuore è il borgo che più mi ha affascinata. Ai confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, questo borgo dall’architettura che va dal periodo medievale, romano, rinascimentale e fascista è il punto di partenza ideale per escursioni e trekking. Al ritorno dall’escursione, vi aspetta un borgo delizioso, con la sua Torre dell’Orologio (a una sola lancetta e a carica manuale), il piccolo oratorio del Mogio (con una seicentesca pala del Corsini) e la chiesa di San Lorenzo. Premilcuore è senza alcun dubbio una delle tappe dove tornerò perché, oltre ad un paio di giorni di trekking, non posso e non voglio perdermi la visita al mulino di Fiumicello.
  • Santa Sofia: di questo paese mi hanno colpito ben 4 cose. La prima è stata lo scoprire che fino al 1923 faceva parte del comune di Firenze; la seconda il parco di sculture all’aperto lungo il fiume Bidente; la terza la galleria d’arte contemporanea “Vero Stoppioni” (l’opera di Mattia Moreni “Mistura” sfiderà il vostro senso di interpretazione) ed infine la quarta il senso di comunità e di accoglienza. Una comunità che crede nei giovani (la stamperia artigianale Peromatto ne è una perfetta testimonianza) e nello spirito di cooperazione di paese.
  • Galeata: a Pianetto, il museo civico “Mons. Domenico Mambrini” documenta, attraverso numerosi reperti archeologici, la storia della Valle del Bidente ed, in particolare, la presenza di Teodorico, re degli Ostrogoti, che a Galeata fece costruire la sua villa e i cui reperti sono conservati presso il museo. Il rilievo di Ellero e Teodorico è senza alcun dubbio una delle opere di maggior pregio della collezione.
  • Predappio: un borgo dal doppio volto, quello della città nuova dall’architettura del ventennio fascista (il Duce nacque qui) e quello della medievale Predappio Alta (nota come Prè), costruita intorno alla rocca che domina il paese.

Cosa vedere a Bertinoro, terra dell’ospitalità

Dopo aver visitato (seppur velocemente) Bertinoro, ho capito perché la mia terra, la Romagna, è famosa per la sua ospitalità ed accoglienza. Mai avrei creduto che questa tradizione avesse le sue radici in questo borgo, radici antichissime. In piazza della Libertà, infatti, si trova la Colonna delle Anella, simbolo dell’ospitalità del paese. Eretta nel XIII secolo, secondo la tradizione, per volere di Guido del Duca e Arrigo Mainardi al fine di porre fine ai litigi tra le famiglie per offrire ospitalità ai viandanti e ai pellegrini che arrivavano in città, questa colonna presenta dodici anella, tante quante erano le famiglie nobili del tempo. Il forestiero che arrivava in paese, legando il proprio cavallo ad una delle anella, individuava la famiglia che lo avrebbe ospitato. Vi è anche una versione più “realistica” della storia che ha portato Bertinoro a diventare il paese dell’ospitalità, legata al “Placito Generale” del 995.

Bertinoro è altresì noto per essere “il balcone della Romagna”: da piazza della Libertà, infatti, si gode una vista sull’Adriatico che spazia da Rimini fino a Ravenna.

Un panorama da godere seduti alla Ca’ de Be’ (Casa del Vino) e bevendo un bicchiere di Sangiovese, magari uno della Riserva Storica dei Sangiovesi di Romagna, o di Albana, primo vino bianco italiano ad ottenere il riconoscimento D.O.C.G..

Proprio l’Albana, con il suo color oro, è protagonista della leggenda sull’origine del nome del borgo. Si narra che Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, assaggiato questo vino in una coppa di terracotta disse: “sei degno di berti in oro”. Da qui il nome Bertinoro.


Scrivere questo post non è stato semplice. Non è mai semplice provare a descrivere la propria terra perché al di là dell’oggettività di ciò che una persona può fare e vedere, ci sono le emozioni. Tante quelle che ho provato che passano dall’ascoltare un dialetto con una cadenza diversa dalla mia, dal provare una piadina differente (questo meriterebbe un post a parte, non potete nemmeno immaginare quante versioni esistano della piadina romagnola) all’esplorare borghi con comunità forti e unite. Tutte emozioni legate da un unico filo conduttore: lo spirito di accoglienza e di ospitalità. Un patrimonio da tutelare tanto quanto quello storico ed architettonico e che non fa che ricordarmi che “Romagna mia, lontan da te non si può star”.


Informazioni utili

  • Dove dormire: Fattorie Faggioli, agriturismo e fattoria didattica immersa nella natura, perfetto per rilassarsi e godere di prodotti locali e genuini del territorio, rigorosamente bio.
  • Dove mangiare: Casa Artusi a Forlimpopoli, La Vëcia Cantêna d’la Prè – Cà de Sanzvés a Predappio Alta (non perdetevi la visita alla vinaia e la zona di invecchiamento del Sangiovese nei piani sotterranei del ristorante, oltre ad un piccolo museo del vino con esposte diverse attrezzature enologiche utilizzate in passato) e ristorante La Campaza a Ravenna.

In collaborazione con Fattorie Faggioli

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4 commenti

  1. Mi hai dato un bellissimo spunto per una gita d’autunno! L’entroterra di Forlì, bellissimi panorami, ottima cucina e gente straordinaria! Voi romagnoli avete una marcia in più quando si tratta di accoglienza

  2. Io adoro l’entroterra romagnolo! I suoi piccoli borghi sono gioielli bellissimi, che mi emozionano ogni volta che ci vado! In molti di essi il tempo sembra proprio essersi fermato..

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