Perché il Bardo è una cosa seria…

Sono sempre stata “segretamente” innamorata di Shakespeare. Voi direte: “Non sei mica l’unica? Insegni anche inglese?” Vero, ma sfido qualunque insegnante di inglese ad affermare che non vi sia 1 autore della English literature che, come dire, rimane sullo stomaco come la trippa a Ferragosto (la mia lista è discretamente lunga, per la cronaca). Tuttavia, il Bardo ha sempre avuto su di me un effetto calamita, irresistibile. Va da sé che la mia profonda adorazione non sia legata al suo aspetto fisico. Suvvia, Guglielmo non era esattamente un adone, soprattutto se paragonato agli attori moderni che ne hanno interpretato il personaggio (paragone quantomai offensivo).

Quello che più adoro delle sue opere è il loro essere sempre attuali, talmente tanto da spaventarti. Sì, perché se a 400 anni dalla sua morte noi esseri umani continuiamo imperterriti a commettere gli stessi errori e a comportarci nello stesso modo, beh, forse dovremmo rivedere il concetto di “progresso della società”.

Comunque, questo post non nasce per tessere le lodi del Bardo, quanto per riflettere sul bisogno che una persona ha, qualche volta, di dedicare del tempo per sé. Ed è quello che ho fatto mercoledì sera andando al cinema a godermi il “Romeo e Giulietta” diretto da colui che ritengo essere l’erede indiscusso dell’essenza shakesperiana e che ha interpretato/diretto molte delle sue opere: Kenneth Branagh (è pure un bel figliolo, no?).

kenneth branagh
Credits: Wikipedia

Visto il non amore di manager per Shakespeare, ci sono andata con un paio di miei studenti che in questo periodo lo stanno “apprezzando”. Beh, che dire, al di là della bellezza dell’opera, rivisitata in chiave anni ’50, dopo 2 ore e mezza di pura poesia sono uscita dal cinema più leggera, una sensazione che ultimamente mi è capitato di provare raramente. Ma soprattutto, sono uscita con il sorriso (mi dispiace per i poveri Romeo&Giulietta, ma se fossero esistiti sms e email, caro il mio Romeo, la notizia che Giulietta stava solo dormendo ti sarebbe arrivata in tempo). Era il sorriso tipico di quando mi rendo conto di aver fatto una cosa per ME, solo per me.

Quando si sta con una persona, si tende a fare un sacco di cose insieme, o per lo meno a noi sembra naturale e ci piace tanto. Tuttavia, è fondamentale anche mantenere i propri spazi e continuare a coltivare le proprie passioni, perché è inevitabile che ci siano cose che a voi piacciano e al vostro/a compagno/a fanno letteralmente schifo. Quindi, smettete di farle? Ma anche no!

Ieri ho realizzato che dovrei riprendere a coltivare le mie passioni con una maggiore regolarità e senza pensare troppo a come, dove e quando. Insomma smettere di pensare troppo e fare.

“O teach me how I should forget to think” (se lo dice il Bardo…).

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